23/09/24

E io che non so, l'altra sera devo aver mormorato “non capisco”, non perché non capissi, ma perché ho avuto paura, ho ancora paura. Una paura verso cui precipito, pieno di desiderio, già immerso nell'oblio futuro. Crolla la distanza e crolla tutto, i miei impegni, le mie regole. Io e te, così nudi, uno di fronte all'altro. Questo sesso maledettamente serio, il piacere che cerchiamo di afferrare come fosse un meccanismo, un pezzo nascosto nella carne, e poi finisce facendo di noi due spossati, affiancati dall'intento comune, ma ormai svuotati.
Soddisfatto o deluso, il desiderio è scomparso e nella penombra, sulla soglia, guardo il tuo corpo in cui amo la vita e di cui temo sempre la morte e, là davanti, più vicino delle tue labbra che bacio, il nulla che corre comunque incontro, da tutte le parti. L'amore che è eco della morte, la morte che è eco dell'amore.
Ci aggrappiamo al corpo di un altro per paura di quello che non capiamo del nostro.

Enrico Palandri,
“L'altra sera”

(Celine Andréa photography)