30/11/23

Sei stata tu, forse il nostro disordine,
forse le dita libere,
il loro movimento ansioso che interroga,
che chiede alle mani
e percorre le linee
dell’ultimo desiderio quando ti svegli,
o forse sono stato io,
con la lingua sull'orlo della notte.
[…]
Il resto della carne si incatena
alle abili gambe e alle braccia,
per affondare nel mondo e possedere
come un’oscura bocca
che lo ingoia tutto, e ci trascina.
Se qualche volta ti cerco o sei tu
a cercare me, ci incontriamo.
Nessuno domina
da un’elevazione che minaccia le vertigini.

Juan Carlos Abril

(Gabriel Fraser photography)

28/11/23

Mi scaglio contro l'orizzonte
che dilegua
Mi approprio del tempo
che mi sfugge
Ho sposato i miei volti
dell'infanzia
Adotto i miei corpi
d'oggidì
Mi imprimo
nelle mie turbolenze
Entro nelle mie schiarite
Sono multipla
non sono nessuna
Sono altrove
e sono qui
Senza affrettarmi
mi adatto
all'immanenza
della notte.

Andrée Chedid

27/11/23

Sentirai il tuono e mi ricorderai,
pensando: lei voleva la tempesta.
L’orlo del cielo avrà il colore del rosso intenso,
e il tuo cuore, come allora, sarà in fiamme.

Anna Andreevna Achmatova

26/11/23

“Let's play!”

(Peter Marosi photography)

25/11/23

Il fatto è che nessuno può salvare nessuno e non so cos'è che ci salva, cosa ci rende delle brave persone, cosa ci tiene ancorati a quel lato dell’essere umano che dà un senso alle cose piuttosto che al lato irragionevole, malsano, al bufalo impazzito che ognuno si porta dentro. Perché quel bufalo ce l’abbiamo tutti, e nel cervello di ogni essere umano c’è una parte insofferente che non ce la fa ad andare avanti, non riesce a stare seduta composta e a guardare la gente dritto negli occhi e a sopportare il ticchettio del tempo che scorre, non ce la fa a mangiare il panino che ha nel piatto, non ce la fa a leggere il giornale, non ce la fa a vestirsi e uscire, a essere sposata, a vedere lo stesso uomo ogni giorno, e farsi guardare dallo stesso uomo ogni giorno […]. E capita a tutti ogni tanto di volersene andare via come se non fosse mai successo niente.
Non è forse vero che ogni persona su questo pianeta, o perlomeno sul pianeta chiamato me, è intrappolata fra due impulsi contrastanti, quello di andarsene via come se non fosse mai successo niente, e quello di essere una brava persona che è innamorata, ama ed è amata, dà un senso alle cose... insomma, una persona a posto?

“Nessuno scompare davvero”,
Catherine Lacey

(Alexander Platz photography)

24/11/23

È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto – le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli – e ogni cosa ne nasconde un’altra.

Italo Calvino,
“Le città invisibili”

23/11/23

La mente non ha bisogno, come un vaso,
di essere riempita,
ma, come legna da ardere,
ha bisogno solo di una scintilla che la accenda.

Plutarco

(Signe Vilstrup photography)

22/11/23

“Essere testimoni di se stessi”,
da Il cielo (1981)

Essere testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l’espiazione, è questo il male.

Patrizia Cavalli

(Vincent Ferrané photography)

21/11/23

Perché mi lasciasti
Bruciata da carezze
In un letto senza domani
Nuda di emozioni
Vestita della tua assenza
Ti offro il mio silenzio
Pugno di vento
Che sibila il tuo nome.

Lucía Rivadeneyra

(Vincent Ferrané photography)

20/11/23

Sono il tuo testo a fronte –
è stato il sospiro, mentre aprivi gli occhi,
baciandomi la mano,
dopo il mondo salvato
dal frastuono della folle estate. 
Per i tuoi battiti spaiati di strano cavaliere
combaciamo nelle pagine chiuse
– bocca sulla bocca, bocca sulla bocca –
siamo segreti dei lunghi inverni
che svaniscono col fiato,
poco prima della neve.
Resta dietro i vetri delle mie finestre,
nelle mani fredde costrette a sorprendermi.

Sarah Tardino

19/11/23

Esiste per tutti il giorno zero,
è un momento in cui non si vince,
non si perde, ma si riparte.
Ci si allontana dalle persone che diventano ricordi,
da quelle che non restano, da quelle che,
in fondo, non ci sono mai state.
Si chiama giorno zero perché quello che segue
lo zero è sempre un inizio,
e gli inizi non conoscono sconfitte.

Alessandro Di Domizio

(Lauren Semivan photography)

18/11/23

Tu eri oltre i limiti della mia comprensione, sempre chiusa in te stessa, sempre con qualcosa che rendeva il buonumore un evento eccezionale nella tua e nella nostra vita. Ora eri depressa, ora malinconica, ora taciturna: così, senza preavviso, ti inabissavi. Erano i tuoi giorni di ossidiana nera, quando ti nutrivi solo di silenzio e d'aria.

“Il cuore in ombra”,
M.S. Conte

(Nunzia Barbera photography)

17/11/23

La musica era il mio rifugio.
Ho potuto strisciare nello spazio tra le note
e dare la schiena alla solitudine.

Maya Angelou

(David Dubnitskij photography)

16/11/23

Alle tue sopracciglia, alle tue guance calde,
alle tue spalle cariche di nubi
i miei alloggi autunnali offrono
grandi specchi e cassetti segreti.

Paul Celan

15/11/23

Desiderare è una questione di distanze,
di corpi freddi che riescono a brillare.

Cercavo la costellazione esatta
che riunisse i tuoi punti con i miei,
la congiunzione fatale negli anni
lo squilibrio infallibile del cielo.

Il vero amore regge il capogiro
con la testa piantata nell’aria
di una logica che splende se si avvera.
Sovrappone come una mappa
il tuo buio di pianeti con il mio,
la precisione muta delle stelle.

L’ho studiato come una scienza
il codice dell’ora in cui sei nato:
amare è un atto di interpretazione
che riempie il giorno dopo l’evidenza.

“Una stagione d'aria”,
Isabella Leardini

(Marta Syrko photography)

14/11/23

Inutile rammendare i ricordi
o cercare lo stesso filo rosso
con cui un giorno cucimmo sogni.
Inutile
rovistare nel dolore di turno
per trovare lo stesso presupposto
che perdona ogni sbaglio.

Tu eri il tarlo
del mio cuore di legno.
Ciliegio accertano i conoscitori dei frutti
perchè ti mangiavo un poco alla volta
come tu entravi in me,
bucandomi nel profondo.

Inutile ora
catalogare i giorni
che non hanno nemmeno il peso
della memoria.
Di quello che fu,
solo tagli e incisioni
strillano sulla corteccia;
ma nel silenzio trafigge la luna
quell’albero senza foglie.

No, nessun innesto.
Usato e provato più volte
questo mio
è un dolore sempre vergine.

Beatrice Niccolai

13/11/23

“Solo là dove si apre il cielo si spalanca anche l’inferno”.

Hans Urs Von Balthasar

12/11/23

Non c'è forse, tra tutti i dolori che la vita ci costringe a sopportare, un dolore più grande di questo: amare qualcuno più di se stessi, e godere, fino a un certo limite, della sua presenza, e nello stesso tempo, capire che quell'essere amato, proprio mentre è lì con noi, in carne e ossa – e divide il suo tempo con noi – in realtà appartiene solo al suo destino che già, mentre siamo sicuri di stringerlo a noi, lo porta lontano.

“Qualcosa di scritto”,
Emanuele Trevi

(Nunzia Barbera photography)

11/11/23

Eravamo come pastori immersi
in tanta solitudine e immense distanze
(e da lontano ci chiamavamo e sfiorivamo):
e lentamente fummo – un lungo, nuovo filo –
immessi in quella catena di immagini
in cui duriamo
(e ora durare ci confonde).

Rainer Maria Rilke

(Ima GI by Alessandro Lercara)

10/11/23

Tu mi sei affine tutto, da parte a parte,
terribilmente e angosciosamente affine,
come io a me stessa – senza asilo, come le montagne.
(Non è una dichiarazione d’amore: di destino).

Marina Ivanovna Cvetaeva

(Nunzia Barbera photography)

09/11/23

Voglio che tu venga a me senza passato.
Le frasi che hai imparato, dimenticale.
Dimentica di aver frequentato altre stanze da letto,
altri luoghi.
Vieni da me come fosse la prima volta.

“Scritto sul corpo”,
J. Winterson

08/11/23

Lei è penetrata in un recinto della mia intimità che era rimasto ermeticamente chiuso e che io stesso non conoscevo. Nei suoi gesti, nell'odore della sua pelle, nel suo modo di guardarmi, immediato, intenso, in un breve intervallo che mi lasciava imbevuto in una travolgente tenerezza; nella sua dipendenza fatta di accettazione irriflessiva e assoluta, aveva la virtù di riscattarmi all'istante dalle mie perplessità e ossessioni, dai miei avvilimenti e cadute o dalle mie semplici occupazioni quotidiane, per lasciarmi in una sorta di circolo radioso, fatto di palpitante energia, di vigorosa certezza, come l’azione sconosciuta di una droga sconosciuta che avesse il potere di concedere la felicità senza ombre.

Álvaro Mutis

(Victor Gor photography)

07/11/23

Attendo domani
volto pagina, conservo
di te, di noi, ogni sfumatura,
sorrisi e lacrime.
L’ipotetico o reale di ogni respiro
mi compone
e respiro ancora noi,
anche senza di te.
Anche col freddo che arriva
sento ancora “noi”.
Quello che poteva,
quello che è stato
tutto ancora abbraccio
con forza e intensità.
A te rinuncio, ti lascio volare
ma non rinuncio al “noi”
che vive dentro di me,
che nutre oggi e dà vita al domani.
Dentro di me l’immenso,
quello che non puoi vedere c’è.
Nutri i miei sogni, sazi la mia anima.

Silvana Stremiz

(Jiří Růžek photography)

06/11/23

“Qui sommes-nous quand nous ne sommes plus rien,
une fois tous les costumes et tous les masques enlevés?” 

Pauline Harvey

(“Venetian Diary” by Ruslan Lobanov)

05/11/23

La persona più facile da ingannare siamo noi stessi.

Edward Bunker

(“Double Exposure Love” by Alexander Lefler)

03/11/23

Lei era divenuta pian piano parola,
fili di anima nel vento,
delfino negli artigli delle mie ciglia,
pietra che disegna anelli nell’acqua,
stella dentro il mio ginocchio,
cielo dentro la mia spalla,
io dentro il mio io.
[…]
Oh, ci siamo lanciati, chiamandoci per nome,
l’uno verso l’altro, e così velocemente,
che il tempo si è schiacciato fra i nostri petti,
e l’ora, colpita, si è frantumata in minuti. 
Avrei voluto conservarti tra le mie braccia
così come tengo il corpo dell’infanzia, nel passato,
con le sue morti irripetibili.

E avrei voluto abbracciarti con le costole.

Nichita Stănescu,
da “Una visione dei sentimenti” (1964)

(Jean Claude Sanchez photography)

02/11/23

Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un pubblico. La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti. Essi sono più felici delle persone della prima categoria le quali, quando perdono il pubblico, hanno la sensazione che nella sala della loro vita si siano spente le luci. Succede, una volta o l’altra, quasi a tutti. Le persone della seconda categoria, invece, quegli sguardi riescono a procurarseli sempre. C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata. La loro condizione è pericolosa quanto quella degli appartenenti alla prima categoria. Una volta o l’altra gli occhi della persona amata si chiuderanno e nella sala ci sarà il buio. E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori…

“L’insostenibile leggerezza dell’essere”,
Milan Kundera

(Dawid Imach photography)

01/11/23

Rara la vita in due fatta di lievi gesti
E affetti di giornata,
Consistenti o no

Bisogna muoversi
Come ospiti, pieni di premure
Con delicata attenzione
Per non disturbare

...Ed è in certi sguardi che
Si vede l'infinito.

“Tutto l'universo obbedisce all'amore”,
Franco Battiato