28/06/21

A quel tempo la solitudine era un cilicio
costantemente attaccato al mio corpo.
Ora è la mia dimora perfetta
il mio rifugio
quando fuggo / finalmente / da te.

Ana Maria Rodas

24/06/21

Bello aver ancora così tanto da dire,
smettendo di usare le parole.

Ima GI

22/06/21

Terrore di amarti
in un posto così fragile come il mondo
Pena di amarti
in questo luogo di imperfezione
Dove tutto ci spezza e ammutolisce
Dove tutto ci mente
e ci separa…
 
Sophia de Mello Breyner Andresen

(Leonardo Curatella photography)

21/06/21

Tu, misterioso spirito gentile,
fammi la guardia come un carceriere:
che non nasconda più, vanesia e vile,
verità vergognose e voglie vere.

Patrizia Valduga,
da “Cento quartine e altre storie d’amore”

19/06/21

I've forgotten everything about you
'Til someone says your name
I've forgotten all the reasons I loved you
'Til someone tells me that you rang
The memories are hazy now
I don't recall at all
There's nothing, there's nothing there
Just me
And I don't understand why
I can't recollect my feelings
'Til someone mentions that they saw you
I really don't remember all the things you said
'Til someone shows me where you live

Phil Collins - I've Forgotten Everything

17/06/21

Io credo che il peccato si nasconda nelle intenzioni invisibili, quelle che occultiamo, non in ciò che mostriamo alla luce del sole.

Emanuela Canepa,
da “L'animale femmina”

(Julia Skalozub photography)

14/06/21

A cosa mi è servito correre per tutto il mondo,
trascinare, di città in città, un amore
che pesava più di mille valigie; mostrare
a mille uomini il tuo nome scritto in mille
alfabeti e un’immagine del tuo volto
che io giudicavo felice?
A cosa mi è servito respingere questi mille uomini, e gli altri mille
che fecero di tutto perché mi fermassi, mille
volte pettinando le pieghe del mio vestito
stanco di viaggi, o dicendo il tuo nome
così bello in mille lingue che io mai
avrei compreso?
Perché era solo dietro te
che correvo il mondo, era con la tua voce
nelle mie orecchie che io trascinavo il fardello
dell’amore di città in città, il tuo nome
sulle mie labbra di città in città, il tuo
volto nei miei occhi durante tutto il viaggio.

Maria do Rosário Pedreira

12/06/21

E io che non so, l'altra sera devo aver mormorato “non capisco”, non perché non capissi, ma perché ho avuto paura, ho ancora paura. Una paura verso cui precipito, pieno di desiderio, già immerso nell'oblio futuro. Crolla la distanza e crolla tutto, i miei impegni, le mie regole. Io e te, così nudi, uno di fronte all'altro. Questo sesso maledettamente serio, il piacere che cerchiamo di afferrare come fosse un meccanismo, un pezzo nascosto nella carne, e poi finisce facendo di noi due spossati, affiancati dall'intento comune, ma ormai svuotati, lasciati vicini come tanti altri animali, implicati gli uni negli altri in destini condivisi, in letti, in boschi, in auto parcheggiate in una stradina di campagna. Soddisfatto o deluso, il desiderio è scomparso e nella penombra, sulla soglia, guardo il tuo corpo in cui amo la vita e di cui temo sempre la morte e, là davanti, più vicino delle tue labbra che bacio, il nulla che corre comunque incontro, da tutte le parti. L'amore che è eco della morte, la morte che è eco dell'amore. Ci aggrappiamo al corpo di un altro per paura di quello che non capiamo del nostro.

Enrico Palandri,
da “L'altra sera”


 

11/06/21

Vivo senza cercarti
all’altezza precisa
della vita; all’altezza
di un volo di colomba
nella verde campagna,
ti trovo. Che fatica
colmare le domande,
le risposte del sangue!

Leopoldo Panero,
da “Poesia dell’intimità e della riflessione”

08/06/21

Se in una notte la tua ombra mi tornasse accanto
come l’ala bianca di un gabbiano
che porta in sé il mistero di spiagge sconosciute
tu saresti vivo
con gli occhi accesi dalla voglia di scrutare
oltre i segni visibili dell’anima.
Mi guarderesti con la stessa aria torbida di sfida
scenderesti sul mio cuore con gli artigli di un rapace,
sino a ferirmi con la lama gelida
delle tue parole che anno dopo anno
hanno devastato la mia storia.
Ti chiederei se per te la vita è ancora
quel cunicolo cieco
dove chiudere gli occhi ed ascoltare i gridi
che giungono dall’abisso insondabile dei ricordi;
se nascondi ancora dietro le tue risate
chiuse nel gorgogliare della gola
una vita di fatica e di dolore
come un’immensa piaga
da cui sgorgavano la rabbia e la paura
d’esserti precluso ogni via di fuga.
Si è spezzato quel filo
che guidava la tua vita
negli oscuri labirinti della nostra storia.
Ora torneresti a torturare le mie notti
con le immagini illusorie del tuo amore inesistente.

Anche solo a ricordarti…

Riaverti accanto sarebbe peggio del morire.

Marcello Comitini,
da “Donne sole”

(Sharon Birke photography)

06/06/21

È perfetta la quiete degli oggetti
in questa disposizione
nell’uso domenicale di riflettere
la penombra sul fianco delle cose
(un volgersi minimo, estenuato trasalimento).
Nulla ferisce più le cose in questa
usura periferica del loro
vivere
– non conta alcun perché, è un lieve sfarsi
un ossidarsi continuo.

Simone Zafferani,
da “Questo transito d’anni”

03/06/21

Non necessariamente
devi fornire spiegazioni
a chi non ha capito.
Puoi agire e tacere le tue ragioni.
Non necessariamente
devi restare nei posti
dove i tuoi fiori appassiscono.
Non esiste un solo giardino
e tu sei fatta per ergerti al sole migliore.
Non necessariamente
devi accontentarti
della compagnia di chiunque.
La solitudine non è una punizione
se la scegli per la tua pace.
Non necessariamente
devi raccogliere ogni provocazione.
Non tutto merita
la tua attenzione e il tuo tempo.
Non necessariamente
devi mantenere fede a promesse antiche.
Le promesse vanno nutrite ogni giorno
e l’universo benedice
chi riconosce la fine
e lascia andare.
Non necessariamente
devi essere la casa stabile
di ogni emozione.
Puoi lasciarti attraversare.
Non necessariamente
devi confermare le aspettative altrui.
Puoi restare imprevedibile
e libera
e grata.

Manuela Toto

(Eva Green by Sylvie Lancrenon)

01/06/21

Non si dovrebbe mai smettere di desiderare
che l’iniziale del proprio nome
si faccia dedica, da parte di chi
amiamo e stimiamo.
Non si dovrebbe mai smettere di desiderare,
da chi abbiamo accanto,
di illuminarci e mai farci essere ombra.
Non si dovrebbe mai smettere di desiderare
di voler separare chi ha provato ad essere presente
da chi ha saputo costantemente essere assente.
Non si dovrebbe mai smettere di desiderare
di essere capaci a donare e perdonare,
anche quando si attraversa la notte più nera.
Non si dovrebbe mai smettere di desiderare
che qualcuno diventi “casa” con le sue parole,
che sappia indicarci il riparo con un semplice sguardo,
e ci accompagni lungo questa strada.

Francesco Urbani,
“Ballata dei desideri”