"Che ore sono? Non voglio saperlo. Le ore in cui si aspetta non hanno la durata del tempo quotidiano. La loro misura non è quella di un pendolo che oscilla regolare, ma di un cuore che batte, a spasmi e inciampi. Il tempo dell’attesa ti circonda, ti avvolge interminabile. E' come navigare in un mare di cui non si vede la fine.
Chi sto aspettando? Che importanza ha? L’importante è che io ora vivo in questa parte dell’universo, nel pianeta dell’attesa, separato e diverso dal pianeta di chi non aspetta nulla e nessuno. E la mia ansia, il mio cuore, i miei pensieri impazziti non si calmeranno finché non sentiranno una voce in strada, e i passi salire le scale, e una mano aprire la porta, e…
Esiste un tempo sospeso, talvolta felice tra due attese. Tutti aspettano nella vita, è vero. Quelle e quelli che stanno alla finestra nella notte, il ridicolo dolce esercito di quelli che aspettano.
Certo qualcuno ha aspettato anche noi, e forse non ce ne siamo mai accorti; mentre credevamo di essere gli unici abitanti del mondo dell’attesa, c’erano altri che attendevano noi. Chi di noi non ha detto o ascoltato queste solite frasi, eppure le ripeteremo ancora, altri le ripeteranno: è destino, proprio come è destino restare qui, svegli, col cuore che batte, pieno di neri pensieri e di nostalgia. E niente può rassicurarci. Solo il rumore di quei passi che si avvicinano, la sua voce, il suo volto... Un attimo luminoso di gioia in fondo a un nero tempo che morde l’anima.
I suoi passi? No, non è lui.
Anche di queste torture è fatta l’attesa."
"Le Beatrici",
Stefano Benni
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