E' guardando dal finestrino che mi è parso di capire cosa significa provare nostalgia per qualcosa che non si è vissuto. Perché per me ogni stazione è (anche) un'ipotesi, rimasta indimostrata eppure fisicamente immaginata, a suo modo vissuta. Perché io in quelle città che il treno attraversa ci sono scesa più di una volta. E ci sono scesa per fermarmi. Ho affittato case, fatto la spesa al mercato, letto il giornale nel bar della piazza, mi sono svegliata ogni mattina guardando il mare o addormentata ogni sera nell'aria che sa di neve, mi sono adeguata ai ritmi sonnacchiosi della provincia e a quelli frenetici della metropoli (...).
Ho scandagliato con tale precisione le mie vite immaginarie che alla fine un po' le ho vissute davvero. Certo, non erano che digressioni, ma poi è capitato che mi sono dimenticata da cosa stavo digredendo. E così è andata a finire che quella che era iniziata come una fantasia, una deviazione accidentale, ha preso corpo, e s'è intrufolata in quella che si chiama vita reale, che poi di più reale altro non ha che l'essere la somma di tutte le vite immaginate e vissute.
"Io viaggio da sola",
Maria Perosino
Brigitte Bardot,
Jean-Pierre Fizet photography
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