30/09/22

Il desiderio agisce come il vento. Senza uno sforzo apparente. Se si ritrova con le vele spiegate ci trascinerà a velocità vertiginosa. Se porte e finestre sono sbarrate, ci sbatterà contro per un po’ cercando crepe o fessure che gli permettano di infiltrarsi. Il desiderio associato a un oggetto del desiderio ci condanna a subirlo. Ma c’è un altro genere di desiderio, astratto, sconcertante, che ci avvolge come uno stato d’animo. Annuncia che siamo pronti per il desiderio e non ci resta che attendere, una volta spiegate le vele, che soffi il vento. È il desiderio di desiderare.

David Trueba,
“Saper perdere”

(Vincent Peters photography)

29/09/22

Gli anni l'avevano sfiorata soltanto per arricchirla; il fiore della sua gioventù non era appassito, ma sorgeva più calmo sullo stelo. Ella aveva perduto un poco quella vivacità, quel fervore a cui suo marito, privatamente, aveva fatto obiezione: sembrava che fosse più capace di aspettare […]. La nozione che Isabel aveva della vita aristocratica era semplicemente l'unione di una grande conoscenza con una grande libertà: la conoscenza dava ad uno il senso del dovere, la libertà il senso del godimento.

“Ritratto di signora”,
Henry James

(Holger Dülken photography)

28/09/22

Alcune cose sono belle
per quel che sono.
In quel preciso momento.
Che durino minuti,
ore, giorni o mesi,
non importa.
Non sono belle per quello
che potrebbero diventare.
Per il luogo da cui arrivano.
Sono belle lì, in quel momento
perché sono così.
Sospese.
Appena sfiorate.

Jorge Luis Borges

27/09/22

 Attendo domani
 volto pagina, conservo
 di te, di noi, ogni sfumatura,
 sorrisi e lacrime.

L’ipotetico o reale di ogni respiro
mi compone
 e respiro ancora noi,
anche senza di te.

Anche col freddo che arriva
sento ancora “noi”.
Quello che poteva,
quello che è stato
tutto ancora abbraccio
con forza e intensità.

 A te rinuncio, ti lascio volare
ma non rinuncio al “noi”
che vive dentro di me,
che nutre oggi e dà vita al domani.

Dentro di me l’immenso,
 quello che non puoi vedere c’è.
 Nutri i miei sogni, sazi la mia anima.

 Silvana Stremiz

(Radoslaw Pujan photography)

25/09/22

Se stoffa, vorrei essere la lana
che scende aderendoti ai capelli
in cui il braccio chiaro si rintana
e che si gonfia sui seni gemelli,
e accarezzandoli in lenta discesa,
i tuoi capezzoli ha fatto rizzare
in un'allerta che la fanno tesa.
Se altra stoffa volessi sognare,
sarei le mutandine di cotone
che legano salendo le caviglie
e poi, continuando l'ascensione
livellano le lunghe meraviglie
delle tue cosce e, quietamente,
allunano sul sesso luminescente.

Roberto Piumini

(Valentina Mazzini photography)

23/09/22

Questa è una storia d’amore. Parla dei bei tempi andati, quando gli uomini erano uomini, le donne erano donne e i libri erano libri, con la rilegatura incollata o magari cucita, la copertina di tela o cartoncino, la sovraccoperta più o meno bella e un meraviglioso odore di polvere e muffa; quando i libri arredavano tante stanze, e il loro contenuto, quelle parole magiche in poesia e prosa, era liquore, profumo, sesso e gloria per i loro devoti.

“La musa”,
Jonathan Galassi

22/09/22

Spogliati tutta,
ostenta fiera
le rughe e le tue piaghe,
non temere
anch'io sono ferito
spaventato da questa vita.
Con rabbia
strappa quei veli adornanti
e quelle maschere di ghiaccio
che occultano lividi,
mostrati sicura nei tuoi lineamenti.
Quando sarai spoglia
come un albero d’autunno,
quando sarai nuda
ed indifesa come un bambino
appena nato,
ti mostrerò tutte le mie ricchezze.
Solo allora ti donerò, sincero,
tutta la mia fragilità
le mie insicurezze
le paure ancestrali
le impurità nascoste.
Solo allora,
sopra un vassoio di rose bianche,
ti porgerò con amore
la verginità della mia anima.

Ernesto Guevara de la Serna

20/09/22

Eppure il tempo è un assassino. A volte ci dispiace persino accorgerci che è la vita stessa a permetterci di dimenticare, di sopravvivere ai dolori, a metterci davanti l’estrema consapevolezza che prima o poi tutto passa, che tutto finisce esattamente come noi. Tutto o quasi, direi. Perché sa anche regalarci quei pochissimi attimi che non se ne vanno, restano ricordi indelebili. Sono quelli così diversi dal resto, quelli che, anche se non ti volti indietro a guardarli, tornano a specchiarsi dentro di te, ogni tanto. Insomma quei pochi attimi che non riesci a strappare e buttare, piccole ombre che ti seguono, di cui non ti liberi. Certi attimi valgono anni d’attesa.
Di lei mi ricorderò sempre come un momento di desiderio infinito. Un momento di quelli che a descriverli con le parole non ci riesci mai fino in fondo. Lei era la perfezione in miniatura, così fragile, così bella, così indifesa […]. Mi sembrava di guardarla come lei non era riuscita a vedersi mai. Mi sembrava potesse pensarsi ancora più bella di quel che sapeva di essere in quell'istante, attraverso il mio sguardo. E se lei avesse potuto guardarsi coi miei occhi si sarebbe innamorata del mio desiderio, perché era dentro quel desiderio, fermo così, come d’incanto, che avevo capito di provare ancor più di ciò che credevo.

Massimo Bisotti

19/09/22

- Ti passo a perdere fra poco.
- A perdere?
- Sì, vengo da te e ci perdiamo insieme dove ti pare.
- E se poi ci trovano?
- Ma noi ci perdiamo bene.
- Devo portare qualcosa?
- Si,  quella  curiosità  disordinata  e  bella  che  ti  rende sfacciatamente vera. La voglia di soffiare via le nuvole dal tuo cielo che da un po’ di tempo è scuro. La forza di far scivolare via la tristezza che ti ostini a tenere per mano. Gli abbracci li porto io per quando avremo freddo.
- Ho paura.
- Ed è per questo che ogni tanto è necessario perdersi, in nuove persone, in altri luoghi, dentro nuovi viaggi. Perché la vita passi e non ci trovi lì, fermi, ad aspettarla. Per ricominciare bisogna perdere la strada del ritorno. Per diventare persone nuove bisogna rischiare. Rompersi e rinascere. Prendere coraggio e fare quella “cosa” che ci terrorizza, quella cosa che non avremmo fatto mai. Fare il primo passo per capire che siamo noi a doverci spostare da dove non riusciamo più ad essere, senza attendere che qualcosa per miracolo succeda.
- Passa a perdermi, ti aspetto.

Andrea Zorretta

17/09/22

Gli amanti

Sono grandi, avventurosi, come fatti di luna
nel mezzo della notte.
Ardono come legno.
Distillano un'acqua fresca e
deliziosa, come la linfa dei grandi alberi.
Non sembrano venire dalle rocce terrestri:
li immaginiamo germogliati dalle caverne
più selvagge e profonde.
O saliti forse da un fosso oceanico
dove hanno appreso dalle sirene l'arte dell'abbraccio
fino ad avere braccia trasformate in serpenti.
Se non avessero nomi come i nostri,
non li crederemmo umani.
Li penseremmo abitanti
di stelle sconosciute, di pianeti di frumento.
Nell'ombra si confondono, a volte, con gli dèi.
Scivolano e si spaventano come animali,
assomigliando oltremodo agli dèi.
Non osano la parola: usano il gemito e il sussurro.
Le parole più corte della terra e,
ciò nonostante,
più parole.

Jorge Debravo

(Alberto Buzzanca photography)

16/09/22

Once in a while I'll wake up
Wondering why we gave up
But once in a while
Comes and it fades away

The sun's up and lighting the sky
I never could see it
It just passed me by
Good things keep moving along
I'm not looking backward
For something that's gone

Madeleine Peyroux

(Sacha Leyendecker photography)

15/09/22

Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso.
Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
[…]
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.
Friabili, fluenti, rocciosi,
infuocati e aerei,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cumuli di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.
Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.
La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.

Wisława Szymborska

13/09/22

Ci sono posti che
soltanto a immaginarli,
poco a poco si spostano,
fino a comparire un giorno
in un altro punto dello spazio.
Così il desiderio - topografo zoppo -
disegna le sue mappe al buio,
quando le case dormono ancora,
e in ogni letto del mondo
lascia una croce con il suo nome,
perché noi saremo sempre là
dove gli altri ci sognano,
e mai qui
dove nessuno ci chiama.

Alfonso Brezmes

11/09/22

Ci permettiamo di essere impazienti e di desiderare che arrivino le cose che bramiamo e si rinviano o tardano; tutto sembra poco o troppo rapido una volta arrivato e una volta concluso.
Tutto viaggia lentamente verso il proprio sfumare in mezzo alle nostre inutili accelerazioni e ai nostri ritardi fittizi, e soltanto l’ultima volta è l’ultima.

“Domani nella battaglia pensa a me”,
Javier Marías
(20 settembre 1951 - 11 settembre 2022)

The golden hour

(Frédéric Leschallier photography)

10/09/22

Lascio la camera com’era quando era nei tuoi occhi,
incontrarti è il sapore che trattengo nel sorso di caffè.

Tra il piacere e quel che resta del piacere
il mio corpo sta come un posto dove si piange
perché non c’è nessuno.

Un giorno settembre era limpido e ventoso
il silenzio ammutoliva, la terra tornava al cielo.

Pierluigi Cappello,
“Mandate a dire all’imperatore”

(Radoslaw Pujan photography)

08/09/22

Non siamo noi a trovare la Verità. È la Verità a trovare noi. Dobbiamo solo prepararci. Si può invitare un ospite che non si conosce? No. Ma si può mettere la casa in ordine, così che, quando l'ospite arriva, si è pronti a riceverlo e a conoscerlo.

Tiziano Terzani

07/09/22

Poi a letto penso a te,
la tua lingua metà oceano, metà cioccolata,
penso alle case dove entri scivolando,
ai tuoi capelli di lana d’acciaio,
alle tue mani ostinate e
come rosicchiamo la barriera perché siamo in due.
Come vieni e afferri la mia coppa di sangue,
mi ricompatti e bevi la mia acqua salata.
Siamo nudi. Ci siamo spogliati
e insieme nuotando risaliamo il fiume,
l’identico fiume chiamato Possesso
e sprofondiamo insieme. Nessuno è solo.

Anne Sexton

06/09/22

Una parte del pomeriggio era passata, ma molto ne avanzava, e ciò che ne avanzava era della qualità più fine e più rara. L'ora vera e propria del crepuscolo era ancora lontana; e tuttavia il torrente della luce estiva aveva cominciato a calare, l'aria si era fatta tenue, e sull'erba fitta e curata si allungavano le ombre. Si allungavano lentamente, però, e la scena esprimeva quel senso riposante di attesa che è forse la ragione più vera del fascino di una simile scena in un'ora come questa. Dalle cinque alle otto corre in certe occasioni una piccola eternità.

“Ritratto di signora”,
Henry James

04/09/22

Io accarezzo il silenzio.
Il silenzio –
che mi spedisci –
tu.
La prontezza
della tua assenza
la assaporo –
la mancanza –
qui
nel pieno del petto
vuoto,
la sorseggio
come un vino difficile,
te la dono
come una mano grande
aperta
sotto la pioggia.

Chandra Livia Candiani,
“La bambina pugile ovvero la precisione dell'amore”

02/09/22

Dammi la mano: ora ti racconterò come sono entrata nell’inespressivo che è sempre stato la mia ricerca cieca e segreta. Come sono entrata in quello che esiste tra il numero uno e il numero due, come ho visto la linea di mistero e di fuoco e che è la linea clandestina. Tra due note musicali esiste una nota, tra due fatti esiste un fatto, tra due granelli di sabbia per quanto uniti esiste un intervallo di spazio, esiste un sentire che sta in mezzo al sentire – negli interstizi della materia primordiale passa la linea di mistero e di fuoco che è il respiro del mondo, e il respiro continuo del mondo è ciò che noi udiamo e chiamiamo silenzio.

“La passione secondo G.H.”,
Clarice Lispector

01/09/22

Ammutolito il giorno
quali canti inventeremo la sera
quali finestre apriremo
per sfumare l’afrore stantio
di parole ora che ritornati alla soglia
c’è rimasto di vero solo l’addio?

Lucianna Argentino,
“Le stanze inquiete”