Prima di entrare in questa sala illuminata a giorno
potevo ancora dire che in te
stava il nostro ultimo calore:
ancora vivevamo
nell'abbraccio della tua notte.
Adesso cammini e cammini al piano di sopra,
nell'antico poema mistico che è la mia mente:
ascolto il tuoi passi
echeggiare sul pavimento di marmo lucente.
Qualcuno lo trova strano?
Per me ci sono segni e riferimenti:
e io torno, volta dopo volta, in segreto,
alla tua sala dagli alti soffitti
dove la luce diurna non si spegne mai
ma è notte
con tutte le macchine parcheggiate fuori
e ogni cosa dimora del silenzio.
Ma chi sono per negare
questa mia immagine di uno spazio aperto?
Perché odiare me stesso per un tale inganno
se è qui che sto,
nella tua sala dagli alti soffitti
dove la luce non si spegne mai
e io ispiro la tua notte che vive
la tua notte che mi toglie il respiro.
Dentro, fuori, senza ormai alcun senso.
Steven J. Grieco
cieloinunastanzetta@gmail.com