«Credi che non ti capisca? Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te e vigile, e nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che separa ciò che sei per gli altri, da ciò che sei per te stessa.
Provoca quasi un senso di vertigine il timore di vedersi scoperta vero? Di vedersi messa a nudo, smascherata, riportata ai suoi giusti limiti. Poiché ogni parola è menzogna, ogni gesto falsità, ogni sorriso una smorfia […]. La vita si manifesta in mille modi diversi ed è impossibile non reagire: a nessuno importa sapere se le tue reazioni sono vere oppure false, sincere o bugiarde. Solo a teatro il problema si rivela importante, e forse neanche lì.
Capisco il tuo silenzio, questa tua immobilità e perché tu abbia elevato a sistema di vita la tua assurda apatia, capisco... e quasi ti ammiro».
Monologo tratto dal film “Persona”
di Ingmar Bergman (1966)