01/05/24

Qui, se chiudo gli occhi, qui nella mia fronte, dove si concentra la potenza visiva, qui sono i suoi occhi neri. Qui! Non so come esprimermi. Chiudo gli occhi ed eccoli di nuovo: mi stanno davanti come un mare, come un abisso, sono dentro di me, colmano i miei sensi […]. Non c’è al mondo gioia più autentica e calda del vedere un’anima nobile che si apre a un altro.

“I dolori del giovane Werther”,
Johann Wolfgang von Goethe

29/04/24

Trapassando di amore in amore, di addio in addio, lentamente per i secoli ci si lega in presenza ed in assenza […]. Ci angustiava la nostra ricorrente solitudine: ci chiedevamo che mai significassero quelle separazioni, commiati e scissioni che ininterrottamente invadevano la nostra vita. E ci provavamo a immaginare teorie ed ipotesi, onde risultasse che o la solitudine fosse identica al suo contrario, o in qualche modo venisse emendata e illuminata alla fine dei secoli, così da concludere nel suo contrario: e questo volevamo conseguire.

“Hilarotragoedia”,
Giorgio Manganelli

(Jean Claude Sanchez photography)

27/04/24

Lasciare che i contorni rimangano sfumati:
nessuna ossessione nella determinazione.
La luce deve penetrarvi in mille rivoli sfaccettati:
troppa illuminazione brucia.
Distendere i tentacoli della percezione e,
pazientemente, ricevere.

Ima GI

(Guido Argentini photography)

26/04/24

Ci eravamo già uniti
prima di esserci uniti,
continuavamo ad unirci
dopo esserci uniti
giacendo cosí per anni
fianco a fianco, il respiro
nel respiro uno accanto all’altra.
I tuoi capelli bruni si coloravano di rosso
e diventavano biondi.
Le tue cicatrici si moltiplicavano
e diventavano poi introvabili.
La tua voce tremava,
si fece ferma, sussurrava, trasaliva,
si volgeva in una cantilena,
era l’unico suono nella notte del mondo,
taceva al mio fianco.
I tuoi capelli lisci diventarono ricci,
i tuoi occhi chiari diventarono scuri,
i tuoi denti grandi si fecero piccoli.
Sulle tue labbra tese
apparve un disegno fine e delicato,
sul mento sempre liscio
scoprii al tatto una fossetta che prima non c’era
e i nostri corpi invece di farsi male a vicenda
diventavano giocando uno solo,
mentre sulla parete della stanza
alla luce dei lampioni
si muovevano le ombre dei cespugli dei giardini d’Europa,
le ombre degli alberi d’America,
le ombre degli uccelli notturni di ogni dove.

“Canto della durata”,
Peter Handke

24/04/24

Sentirsi bene è un'ambizione irrazionalmente esagerata
visto che sentirsi è già così raro.

Amelie Nothomb

22/04/24

“When I feel cold, you warm me
And when I feel I can't go on, you come and hold me
It's you and me forever

Sara smile
Won't you smile a while for me, Sara

If you feel like leaving, you know you can go
But why don't you stay until tomorrow?
If you want to be free, you know, all you got to do is say so
And when you feel cold, I'll warm you
And when you feel you can't go on, I'll come and hold you
It's you and me forever...”

Daryl Hall & John Oates

21/04/24

In lei non c'era mai stata alcuna posa, alcuna civetteria. Si aveva piuttosto l'impressione che si fosse come ritirata all'interno del suo corpo abbandonandolo a se stesso e al suo ritmo che nessun ordine dato dalla testa doveva turbare, e che avesse dimenticato il mondo esterno. Era questo oblio del mondo al di fuori di sé che esprimevano i suoi atteggiamenti e i suoi gesti per infilarsi le calze. Questo oblio si esprimeva in modi fluidi, aggraziati, seducenti... la sua seduzione non derivava dal seno, dalle natiche, dalle gambe, ma dall'invito di lei a dimenticare il mondo del corpo.

“Le Liseur”
Bernhard Schlink

(Daniel Eidi photography)

19/04/24

Guardami di nuovo
Perché stanotte
Mi sono guardata come se a guardarmi fossi tu.
Ed era come se l’acqua
Desiderasse
Sfuggire alla sua casa che è il fiume
E galleggiando appena, nemmeno lambire la riva.
Ti ho guardato.
E da tempo capisco di essere terra.
Da tanto tempo aspetto
Che il tuo corpo d’acqua più fraterno
Si distenda sul mio.
Pastore e navigante
Guardami di nuovo.
Con meno arroganza.
E con più attenzione.

Hilda Hilst

(Davide De Martino photography)

18/04/24

Abito senza pieghe questa presenza,
non bastano spilli e nemmeno respiri.
Voce per poche lettere scucite coi denti.
Mi vesto allora del tuo tempo
spiegata alla carezza che imperla l’orlo,
calda del gesto e del tormento.
Ferita irrimarginata tra sera e risveglio,
approdo e tempesta, calice e cielo.
Il groviglio di sangue in grembo dice domani.
E, tu, perpetuo moto
a creare ogni momento quello che manca.

Angela Greco

17/04/24

Tu sei per la mia mente, come cibo per la vita.
Come le piogge di primavera, sono per la terra.
E per goderti in pace, combatto la stessa guerra
che conduce un avaro, per accumular ricchezza.

Prima, orgoglioso di possedere e, subito dopo,
roso dal dubbio, che il tempo gli scippi il tesoro.
Prima, voglioso di restare solo con te,
poi, orgoglioso che il mondo veda il mio piacere.

Talvolta, sazio di banchettare del tuo sguardo,
subito dopo, affamato di una tua occhiata.
Non possiedo, né perseguo alcun piacere,
se non ciò che ho da te, o da te io posso avere.

Così ogni giorno, soffro di fame e sazietà,
di tutto ghiotto, e d’ogni cosa privo.

William Shakespeare,
“Sonetto 75”

15/04/24

Sacro è se qualcuno
decide di trovarci
e ci trova in un punto
in cui non ci siamo mai fatti 
trovare da nessuno.

Franco Arminio

14/04/24

Più felice sono quando più lontana
porto la mia anima dalla sua dimora d'argilla,
in una notte di vento quando la luna brilla
e l'occhio vaga attraverso mondi di luce.

Quando mi annullo e niente mi è accanto
né terra, né mare, né cieli tersi
e sono tutta spirito, ampiamente errando
attraverso infinite immensità.

Emily Brontë

(1930 - Otto Hedler photography)

12/04/24

Sono un punto solo nel deserto rosso:
oggi è questa la mia dimensione, un punto
che non ha lunghezza, larghezza, profondità,
caduto dalla parte più alta del cielo su una terra
piena di silenzio e pura improvvisamente.
Ti scrivo da una zona rossa, ed è questa la verità:
i confini sono tracciati, il rosso ha riempito lo spazio,
vuoto, neutro, senza uscita, e tutti sono come me,
punti soli, senza illusione, nella prima primavera
del millennio che al tempo sta cambiando la faccia.
Ti scrivo e da questa stanza sussurro che se un punto
non ha dimensioni è perché forse le ha unite tutte in sé?
Pensarsi è unirsi – mentre la notte e il giorno
hanno un unico colore  – e impariamo a pensarci.

Maria Borio

(Mike Stacey photography)

11/04/24

Era necessario un addio, perché capissi,
che non c’è un addio per noi.

Blaga Dimitrova

(Julien Lallouette photography)

10/04/24

Devi perdere il tuo senso del pudore
nell'istante in cui mi pensi.

“Il piacere”,
Gabriele D'Annunzio

(Adolfo Valente photography)

08/04/24

Il silenzio è cosa viva

Lasciare spazio intorno ai gesti ordinari, dargli una stanza, li fa brillare, permette che aprano un varco nell'oscurità in cui di solito viviamo, nel nostro quotidiano sonno. Allora, pian piano, si ricevono le visite della consapevolezza: sono i miracoli del noto.

Chandra Livia Candiani

(Jean-François Jonvelle photography)

07/04/24

I visionari

I visionari sono esseri (non dico persone, perché molti animali, prima di tutto i gatti, lo sono) molto pudichi. Coltivano un pudore fondamentale nei confronti della realtà, sanno che si dà solo nei riflessi, nei millimetri, nei livelli zero.
Questo pudore nasce spesso da grandi crolli vissuti senza discussione, così, per sopravvivere, come si nuota senza pensiero, tranne lo scampo, quando c’è corrente forte che porta via. E con solitudine. Non in solitudine, necessariamente, ma con solitudine, sempre. Significa con un grande invisibile angelo, che ha la nostra stessa faccia, alle spalle, un angelo che non protegge né tantomeno salva, solo ci bisbiglia all’orecchio: “Sssssst ssssssst”, perché è più vecchio di noi.

Chandra Livia Candiani

Édouard Boubat photography,
“Nude of Wendy with his cat Mouche”
(Brooklyn 1983)

05/04/24

C’è un paesaggio interiore, una geografia dell’anima: ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è fortunato da incontrarlo, scivola come l’acqua sopra a un sasso, fino ai suoi fluidi contorni, ed è a casa. Alcuni lo trovano nel luogo di nascita, altri possono andarsene, bruciati, da una città di mare, e scoprirsi ristorati nel deserto. Ci sono quelli nati in campagne collinose che si sentono veramente a loro agio solo nell’intensa e indaffarata solitudine della città. Per qualcuno è la ricerca dell’impronta di un altro, un figlio o una madre, un nonno o un fratello, un innamorato, un marito, una moglie o un nemico. Possiamo vivere la nostra vita nella gioia o nell’infelicità, baciati dal successo o insoddisfatti, amati o no, senza mai sentirci raggelare dalla sorpresa di un riconoscimento, senza patire mai lo strazio del ferro rovente ritorto che si sfila dalla nostra anima, e trovare finalmente il nostro posto.
Una strana calma mi invase. Mandai un sospiro, profondo, come se a un tratto avessi cambiato pelle […]. Era l’esperienza di una frazione di secondo che cambia tutto, lo scontro automobilistico, la lettera che non dovevamo aprire, il nodulo nel petto o nell’inguine, il lampo accecante. Sul mio ordinato palcoscenico le luci erano accese, e forse finalmente io aspettavo tra le quinte.

“Il danno”,
Josephine Hart

04/04/24

Eccoti qui a riempire la giornata
di cose e di rammendi da fare
tra ferita e ferita
aspettando che finisca l’attesa
che arrivi la sorpresa d’un avviso
l’offerta d’una mano per accarezzarti il viso
la voce di un umano.

“Assonanze”,
Lucio Maraini

(Max Zadorozhnii photography)

03/04/24

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo. Li. Ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.

Vladimir Nabokov,
“Lolita” (1955)

(Alessandro Casagrande photography)