31/03/20

Desideravo vederti:
desidero la fantasia dei tuoi capelli
a inaugurare grida
di libertà in ore troppo lente;
la rivolta dei tuoi polsi terrestri
che muovono inizi di bandiere,
e accusano l'indugio, la disperazione
cauta, il tempo.
Mi occorre l'urlo d'uno sguardo,
ed oltre la violenza del tuo esistere
io esigo il gesto d'un tuo riso.

Giorgio Manganelli,
da "Poesie"

(Andre Schneider photography)


29/03/20

Raggiungimi perché il mio cuore è solo
sull'orizzonte del cielo;
vieni, canta
e dimmi:
"Vivremo, ogni incontro sarà una sorgente”

Zakiya Mal Allah

(Alberto Buzzanca photography)


28/03/20

Plurale

L'amore,
sostantivo,
molto sostantivo,
singolare,
di genere né femminile né maschile,
di genere indifeso.
Plurale
gli amori indifesi.

La paura,
sostantivo,
all'inizio singolare
e poi plurale:
le paure
di tutto d'ora in poi.

Il ricordo,
nome proprio della tristezza,
singolare,
soltanto singolare,
e indeclinabile.
Il ricordo, il ricordo, il ricordo.

La notte,
sostantivo,
di genere femminile,
singolare.

Plurale
le notti.
Le notti d'ora in poi.

Kikí Dimulà,
da "L’adolescenza dell’oblio"

(Andre Schneider photography)


26/03/20

Desiderare è una questione di distanze,
di corpi freddi che riescono a brillare.
Cercavo la costellazione esatta
che riunisse i tuoi punti con i miei
la congiunzione fatale negli anni
lo squilibrio infallibile del cielo.
Il vero amore regge il capogiro
con la testa piantata nell’aria
di una logica che splende se si avvera.
Sovrappone come una mappa
il tuo buio di pianeti con il mio
la precisione muta delle stelle.
L’ho studiato come una scienza
il codice dell’ora in cui sei nato,
amare è un atto di interpretazione
che riempie il giorno dopo l’evidenza.

Isabella Leardini,
da "Una stagione d'aria"

(Daniele Rebecchi photography)

25/03/20

Ti ho stretta contro il mio petto come una colomba che una bambina soffoca senza saperlo.
Ti ho presa con tutta la tua bellezza più ricca di quanto non lo furono tutti i giacimenti auriferi della California al tempo della febbre dell'oro.
Ho riempito la mia sensuale avidità con il tuo sorriso con i tuoi sguardi con i tuoi fremiti.
Ho avuto per me a mia disposizione il tuo stesso orgoglio quando ti tenevo curvata e tu subivi la mia potenza e il mio dominio.
Ho creduto di prendere tutto questo ma non era che una suggestione.
E io resto simile a Issione dopo che ebbe fatto l'amore con quel fantasma di nubi fatto a somiglianza di quella che si chiama Era o meglio Giunone l'invisibile.
E chi può afferrare chi può cogliere le nuvole chi può mettere le mani su un miraggio e come si inganna chi crede di riempire le sue braccia del celeste azzurro.
Ho proprio creduto di prendere tutta la tua bellezza e non ho avuto che il tuo corpo.
Il corpo ahimè non ha l'eternità.
Il corpo ha la funzione di godere ma non ha l'amore.
E invano adesso tento di stringere il tuo spirito.
Fugge mi sfugge da ogni parte come un groviglio di serpi che si dipana.
E le tue belle braccia sull'orizzonte lontano sono serpenti color dell'aurora che si acciambellano in segno d'addio.
Io resto confuso io rimango turbato. 
(...)

Guillaume Apollinaire,
“Poesie per Lou”
(A Louise de Coligny-Châtillon)

23/03/20

Contempla come fuggono le parole.
Soffermati sulla polvere che lascia la memoria.
Che tutto il tuo dolore
ti appartenga.
Vivere è un’impronta.

Ada Salas

22/03/20

Preghiera

Se esisti per davvero - fatti avanti,
sii nuvola, caprone, aviatore,
porta con te occhi, bocca, voce,
- chiedimi qualcosa, lascia che mi sacrifichi,
prendimi tra le braccia, proteggimi,
nutrimi con la settima parte di un pesce,
fammi un fischio, dissodami le dita,
ricolmami di aromi, di stupore,
- resuscitami.

Nina Cassian

(Cyriaque Billard photography)


Sei la finestra a volte
verso cui indirizzo parole
di notte, quando mi splende il cuore
ed il pudore è vano.
Una donna che sogna il destino
lo sente come un ciclamino
e rimane eterna ragazza.
O quante volte impazza in me
l'ebbrietudine dei santi,
ma tu mi stai sempre davanti
come una grande tazza
di buon vino azzurro.
In te il poeta è soltanto un sussurro.

Alda Merini,
da "Ballate non pagate"

20/03/20

Spero che il tedio non mi colga,
almeno non stanotte.
Troppo a lungo ho lasciato che la noia
prendesse il sopravvento
senza che io facessi mai nulla per impedirglielo.
È una continua lotta la mia,
un conflitto senza pari
tra me medesima e il mondo.
Un mondo al quale mai apparterrò
sebbene i suoi demoni mi reclamino.

Elisabeth Gravestone,
da "Ardenti Deliri"

(Peter Palm photography)


19/03/20

Penelope bugiarda

Di notte disfa, obbediente
la bestia che ospita la carne
e torna alla partenza:
l’attesa indefinita.
Di giorno, è altro il desiderio
tesse il sudario con il silenzio
di doversi sposare di nuovo
(rinchiusa tra due promesse)
ma Penelope mente:
ciò che vuole è la solitudine.

Mônica de Aquino

(Cyriaque Billard photography)

17/03/20

Grazie per la parola
che ancora accendi nel mio cuore,
per quel raggio che dal bene
hai ricevuto in dono
e che nel mio abbandono
lasci che nasca
come fosse grano in un deserto,
per quella tua bellezza,
per l’orma divina del tuo sguardo,
per quella tua dolcezza che vorrei baciare
come si bacia l’innocenza,
inginocchiato davanti alla tua anima
quando una lieve ombra
la lascia affiorare sulla carne,
per quello che chiami il tuo peccato,
per il tremore che turba la tua voce
quando mi dici l’indicibile
e lasci l’impronta dell’amore
in questo cuore arato.

Roberto Carifi,
da “Amorosa sempre”

15/03/20

Lo voglio avido l’amore
 - mai sazio
 - mai dissetato
 - mai soddisfatto del mio corpo
e mai certo della mia mente.

Loredana Montanari


14/03/20

Quando entra nella stanza c’è silenzio,
il tavolo i quadri le pareti
piccoli vortici d’estraneità,
una sospensione leggera, una maniera
per disporsi a un canto senza note.

Roberto Deidier,
da “Solstizio”

12/03/20

Aspettare, aspettarti.
Ma un solo presente
presuppone l’attesa: tu.
Se non ci sarai
allaltro capo,
è al nulla che il mio animo
si rivolge.
E allora tutto è vano,
io stessa non ho ragione
e i miei pensieri
mancano di significato e il mondo non esiste,
crollano le persone,
si dissolvono le città
come nuvole e vapore,
muore il sole, vive l’ombra,
tutto è spento, dormono
le ali, cessano di vibrare,
perché soltanto attenderti
tiene sveglia la mia vita
Allora, aspetto.

Kalindi Achala

(Chris Bos photography)

11/03/20

Ella portava diffuso pel volto, alla luce calda, il suo più ricco e più dolce colore: quell'ideal colore «materiato d'ambra pallida e d'oro opaco e forse di qualche rosa un po' disfatta», in cui Giorgio Aurispa a Venezia aveva creduto rinvenire tutto il mistero e tutta la bellezza dell'antica anima veneziana emigrata nel dilettoso reame di Cipro. Ella portava tra i capelli un garofano, acceso come un desiderio. E i suoi occhi ombrati dai cigli risplendevano come i laghi tra i salici nei crepuscoli.
Ella appariva, così, la donna di delizia, il forte e delicato strumento di piacere, l'animale voluttuario e magnifico destinato a illustrare una mensa, a rallegrare un letto, a suscitare le fantasie ambigue d'una lussuria estetica. Ella così appariva nello splendore massimo della sua animalità: lieta, irrequieta, pieghevole, morbida, crudele.
Giorgio pensava, guardandola con una curiosità intenta: «Di quante diverse apparenze ella si veste agli occhi miei! La sua forma è disegnata dal mio desiderio; le sue ombre sono prodotte dal mio pensiero. Ella, quale m'appare in tutti gli istanti, non è se non l'effetto d'una mia continua creazione interiore. Ella non esiste se non in me medesimo. Le sue apparenze sono mutevoli come i sogni dell'infermo. Gravis dum suavis!»

Gabriele D'Annunzio,
Opera Omnia
"Il trionfo della morte"
(Libro V, Tempus Destruendi)

(Hélène Dourliand photography)

09/03/20

Dolcissimo è rimanere
e guardare nella immobilità
sovrana la bellezza di una parete
dove il filo della luce e la lampada
esistono da sempre
a garantire la loro permanenza.

Montagna di luce ventaglio,
paesaggi paesaggi!
Come potrò
sciogliere i miei piedi, come
discendere - regina delle rupi
e degli abissi - al passo involontario,
alla mano che apre una porta, alla voce
che chiede dove andrò a mangiare?

Patrizia Cavalli,
da “Le mie poesie non cambieranno il mondo”

(Céline Andréa photography)

07/03/20

Varcherò la fessura del nero
- l’involucro deposto -
sarò leggera e sola
muta e guizzante
tutta vestita solo
di un altro cielo.

Mariangela Gualtieri

(Natasha Schon photography)


04/03/20

Credo di averti visto nella perdita 
con un accento, penso, inobliabile. 
(Ma si perde qualcosa nell'oblio 
o si acquista qualcosa d'impensato 
forse più che nel suo vano ricordo?). 
Il fuoco che dilunga le tue rive 
più e più si allontana entro di noi? 
Chi scrive o pensa o solo anche ricorda, 
come una corda d'arco che si tende 
mette in contatto i propri estremi. 
Io credo, proprio per non lasciarti, di averti 
lasciata al tuo saluto più incerto, 
più lontano d'ogni distanza, ed eri
a un passo da me, dal mio passo. 
Sul chi vive è ormai solo il pensiero
che erto altro non scorge entro di sé 
di più diviso di quanto più è prossimo,
anzi quasi lo stesso: è la lama
nella ferita, l'occhio nella brama, 
che tiene unito quanto si allontana, 
labbra già sanguinanti del silenzio
che s'infebbra e le screpola. È l'addio.
[…]
Io so tutto di te, o almeno credo,
perché più nulla so di te, né mai
ho saputo oltre il tuo sorriso, il lieve
arcuarsi delle labbra: la parola
era inutile, quella sola ch'io
attendevo da te, altro non era
che il chiudersi della viola quando il sole,
questo che vedo qui sulle onde spremere
i suoi ultimi raggi, allontanava
dalla felicità il proprio gemito.
Ritornerai nelle tue stanze, avrai
quel sorriso da donare a qualcuno.
Ma io sarò dietro le tue porte uno
che non vi è, il sospiro del vento.
Premerai con dolcezza più ostinata
quelle ante prima di spalancarle.
Il biancospino lì lieve si arrampica
dal più alto gradino su se stesso
e si ritorce: breve è lo spazio
in cui si espande e fiorisce; è anche dire
che solo nel più espanso si nasconde
più a fondo intrattenibile ogni impulso.
Terribile è il mistero dell'oblio,
ma trepido come la felce dietro cui
ti vidi la prima volta apparire.

Piero Bigongiari,
da “La legge e la leggenda”

(Céline Andréa photography)

02/03/20

Non ho che questi versi da intrecciarti.
Stasera il fondo urbano s’è rappreso
In un murale senza proporzione
Come un secolo storto, come un fiore
Rimasto a galleggiare sull'oceano.
Da un palazzo si affaccia un volto enorme
Ma non può minacciarti ed è incompiuto.
La mezzanotte è soltanto un’illusione.
Mentre aspetto in questa casa sottile
Sono il guardiano che nascosto compie
L’ultima ronda e incauto già s’avverte
Oltre la porta di sentirti ancora
Diteggiare il morse d’una poesia.
Per te m’inventerei un alfabeto,
Ma arriva solo un suono di sirena.
M’accosto al legno scuro, nell'occhiello
Ti chiedo a voce bassa di tornare.

Roberto Deidier,
da “Solstizio”

(Cyriaque Billard photography)