"Cara bambina, non devi aspettarti una lettera da me appena me ne hai spedita una. Non aspettarti che io scriva con la stessa frequenza.
L'aspettativa uccide tutto. Dare qualcosa per scontato è il vero pericolo, e bisogna che impari a non aspettarti niente, ma solo ad aspettare.
Conosco il desiderio. Mi ha accompagnato per tutta la vita, a volte in modo così violento da far male.
In qualche caso mi ha fatto arrivare vicinissimo a ciò che desideravo, tanto da farmi sperare che un giorno sarei riuscito ad arrivare in fondo. […]
L’hai detto tu: il desiderio è come l’arcobaleno, entrambi sono sempre in movimento.
Placare il desiderio. E’ questo che vogliamo? Che il desiderio si esaurisca?
Desideriamo fama, amore, riconoscimento, desideriamo sicurezza e caos, e desideriamo noi stessi. Desiderio, voglia, anelito, impazienza – sempre questa inquietudine nel corpo, che cessa solo con la morte.
Non ti aspettare, Delphine, che il desiderio si esaurisca perché ricevi una lettera da me. La leggi avidamente, come io leggo le tue, ma appena arrivi alla fine l'inquietudine riappare, in un circolo senza fine.
La condizione più bella e vitale è fatta di serenità e desiderio."
(“Per Lettera”, Iselin C. Hermann)
A una mostra personale di un giovane pittore francese, una donna danese resta colpita da una delle opere, al punto di decidere di mandare all'autore un breve messaggio di ringraziamento. Lui, sorprendentemente, le risponde. Comincia così una breve ma intensa corrispondenza in cui crescono la voglia di svelarsi e il desiderio di avere, cresce la passione che si manifesta anche in esplicite fantasie erotiche. Di loro non sapremo mai molto, le loro sono voci di due persone che, in questo strano rapporto amoroso, stanno cercando una diversa identità, più bella e appagante di quella vera.