31/12/23

Ubriacatevi

Bisogna essere sempre ubriachi.
Tutto sta in questo: è l’unico problema.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo.
Del tempo che rompe le vostre spalle
e vi inclina verso la terra,
bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù,
a piacer vostro. Ma ubriacatevi.
E se qualche volta sui gradini di un palazzo,
sull’erba verde di un fossato,
nella mesta solitudine della vostra camera,
vi risvegliate con l’ubriachezza già diminuita o scomparsa,
domandate al vento, all’onda, alla stella, all’uccello, all’orologio,
a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme,
a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta,
a tutto ciò che parla, domandate che ora è;
ed il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno
“È l’ora di ubriacarsi!
Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi.
Ubriacatevi senza smettere!
Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro.”

Charles Baudelaire,
“Paris Spleen”

Buon 2024!

Ima GI

30/12/23

Mi piaceva la tua capacità di indovinarmi.
All'improvviso – come un dono.
Zingaro o cialtrone?
Scorre il ricordo – è sangue nelle vene.
Sbiadisce – si allontana.

Mi piaceva quando all'improvviso sapevi indovinarmi.
L’attimo in cui eravamo due in un universo fatto da uno.

Federica Longo

(Frank Verbreyt photography)

29/12/23

Il mio stare
come un portachiavi tra le tue mani.
Mentre ciondolavo
appeso alle tue ansie e desideri,
si aprivano gli abissi del pensiero
e tutto il mio adorarti si teneva
al filo sottilissimo di seta
che dal respiro tende alla bellezza.
Tu andavi e mi tenevi collegato,
ma poi mi abbandonavi sulla soglia
di stanze che si aprivano a te sola,
rifugi e solitudini cercate.

Giovanni Petta

(Mikhail Tishkoff photography)

28/12/23

Così ho vissuto per mezzo secolo
finché
 privi di parole
ci siamo incontrati.
Dalla camicia sullo schienale
della seggiola,
scopro stanotte
per quanti anni
di studio a memoria
ti ho aspettata.

John Berger

27/12/23

Ti sogno oggi come ieri senza guardare, attenta solo al pulsare del tuo sangue che evoca precipizi assolati, vuoti di frescura.
Io solo da te posso sapere – non mi è dato in natura lo specchio, ma solo il lago, il mare – solo da te uomo mio, se ha grazia la mia fronte, leggerezza il mio passo, se sorrido.
Sei entrato nella stanza e l’aria s’è improvvisa colmata di tenerezza intorno al mio corpo in attesa. Sei entrato nella stanza e (improvvisa) l’aria intorno al mio corpo s’è colmata.

“Il vizio di parlare a me stessa”,
Goliarda Sapienza

(Bogdan Bousca photography)

26/12/23

Il silenzio viene da molto lontano
per sentirlo devi penetrare nella densità dell’origine
toccare la materia che sfugge dai suoi gravi enigmi
sorprendere la quiete nascosta nel movimento
mettere sotto chiave il brusio ineguale del destino.
Con una parola puoi nominarlo
e sfiorarlo con il pensiero
ma nel suo instabile e vasto regno
nessuno entra se non a piedi scalzi.
Si installa dove il tempo si arresta
estraneo a ombre e luci
e se a un tratto svanisce
il ribollente mondo rimane attonito.

Nessuno sa perché la musica dell’universo
è l’altra faccia del silenzio
tutti ignorano su che cosa si fonda
un tale sortilegio senza partitura.
Porto di uscita e di arrivo
profondità che non si appanna sulle alture
specchio invisibile della solitudine
che abita in tutti gli angoli del corpo
qualcosa di ancora più puro è il silenzio
quando per il tanto meditare sull’immensità
che non ha mai un posto
ti arrendi e ne senti la mancanza.

Jesús Urzagasti Aguilera

(Frank Verbreyt photography)

24/12/23

Esiste qualcosa di più grande e più puro
rispetto a ciò che la bocca pronuncia.
Il silenzio illumina l'anima,
sussurra ai cuori e li unisce.
Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,
ci fa veleggiare
nel firmamento dello spirito,
ci avvicina al cielo;
ci fa sentire che il corpo
è nulla più che una prigione,
e questo mondo è un luogo d'esilio.

Khalil Gibran

(Frank Verbreyt photography)

23/12/23

Che ora è?
Fra poco arrivi tu
È passato tempo da che noi non ci si vede più

Chissà cos'è
Che mi riporta a te
Voglia di scoprire che fra noi non finisce mai

Una serata insieme a te
Non perdiamo l'occasione
Per riprendere il discorso
Di noi due
Una serata insieme a te
Nella giusta dimensione
Senza ricordare solo
Il nostro addio

Ti rivedrò
Tu mi saluterai
Sarà triste se mi dirai “Ciao”
E non mi abbraccerai

Forse mi dirai
Che un anno senza te
Non si vede sul mio viso ma
Io lo sento in me...

“Una serata insieme a te”,
Johnny Dorelli e Catherine Spaak

(“Body talks” by Anka Zhuravleva)

22/12/23

La risposta l’ho sempre avuta: è a partire da questa risposta che ho cercato la domanda tra le infinite domande affinché un giorno risposta e domanda potessero combaciare, potessero risolvere la mia esistenza. La domanda, soltanto la domanda, è destino.
«Saper stare nel mistero dell’incontro» è la ragione della nostra esistenza. Fino a che punto ne siamo capaci? Fino a che punto siamo capaci di far proprio l’estraneo?
Noi non siamo che altri. E questa dipendenza cancella i lineamenti di ciò che chiamavamo essere se stessi. Lo specchio mente. I ritratti scavano. L’escrescenza del silenzio cresce su ogni volto.
Ci sono maschere che crescono sui volti e volti che crescono sulle maschere. C’è l’assenza. L’identità è l’invenzione della solitudine. L’identità è un’eco. Divora l’anima. Uscire fuori dalla solitudine. Uscire dalle membra, dalla pietra. Uscire dentro. Nella geometria degli sguardi è presente il senso della lotta. Sfidiamo le nostre inutilità. Nascondiamo la mollica nelle tasche nella speranza di ritornare. Il corpo non crede più a nulla. Il segreto è perduto. Gli abbandoni si ripetono dentro la voracità delle parole. I rimpianti rincasano tardi la notte. Tiriamo su le lenzuola. Approfondiamo il silenzio.
Quando io sono io. Io sono tu. Quando appare il noi, chi scompare? Noi che rimaniamo in silenzio è il corpo. Desistere è contemplare la propria trasgressione.

“Rimane la fuga”,
Domenico Brancale

(“Reflections” by Guido Argentini)

21/12/23

L'integrità non ci è indispensabile, restiamo vivi anche a brandelli: ho ucciso il mio amore una sera di dicembre inoltrato, tra le vetrine e i passanti, perché non sapevo come si fa, com’è che si continua ad amare, a lungo, nel tempo.
Non me l’ha mostrato, non ce lo mostra nessuno. Spero che un giorno smetterai di fare confusione tra il dolore e il piacere, la paura e il bisogno di ferire. Sono certa che un giorno chiameremo tutto questo col giusto nome.

“Corpi minori”,
Jonathan Bazzi

20/12/23

Eccomi
Spogliata di tutti i miei mantelli
Separata da indovini maghi e dèi
Per rimanere sola davanti al silenzio
Davanti al silenzio e allo splendore della tua faccia.

Ma tu sei di tutti gli assenti l’assente
Né la tua spalla mi sostiene né la tua mano mi tocca
Il mio cuore scende la scala del tempo in cui non dimori
E il tuo incontro
Sono pianure e pianure di silenzio.

Scura è la notte
Scura e trasparente
Ma il tuo volto sta al di là del tempo opaco
Ed io non abito i giardini del tuo silenzio
Perché tu sei di tutti gli assenti l’assente.

Sophia de Mello Breyner Andresen

(Marcin Krystyniak photography)

19/12/23

Ci eravamo già uniti
prima di esserci uniti,
continuavamo ad unirci
dopo esserci uniti,
giacendo cosí per anni
fianco a fianco, il respiro nel respiro
uno accanto all’altra.
I tuoi capelli bruni si coloravano di rosso
e diventavano biondi.
Le tue cicatrici si moltiplicavano
e diventavano poi introvabili.
La tua voce tremava,
si fece ferma, sussurrava, trasaliva,
si volgeva in una cantilena,
era l’unico suono nella notte del mondo,
taceva al mio fianco.

“Il canto alla durata”,
Peter Handke

18/12/23

Alétheia

Vaghezza,
sola indiscutibile realtà,
incomprensibile fascino
del non essere attraente più dell’amore,
potenza reale del vortice del nulla.
Leggerezza del vivere,
del percepire un esserci perennemente instabile.
Immaginare un passo oltre l’abisso
e poter tornare sognando una realtà non provata
in una immanenza rovesciata.
Solo un indefinibile contrario
può far pensare una realtà senza fine
che ne illude la forma,
struttura senza progetto
del quotidiano confronto con la ragione
sagomando una alétheia personale,
mentale, provvisoria, diafana e irreale
di altre vaghezze piccole e leggere,
sottili inganni dell’esserci
come fossimo protagonisti del
tessere una stoffa della quale
nessuno è trama e neppure ordito.

Sandro Dini

(Karel Temny photography)

17/12/23

Sapevo di lui, già prima di questa domenica, che era volitivo, timido, riservato e pieno di talento; adesso so che è anche lucido, appassionato, intransigente e generoso. Non sono delle piccole scoperte da fare, in due ore, tutte insieme e in un colpo solo, una domenica pomeriggio... Ma sono, davvero, tanto piacevoli e rassicuranti, e decisamente rarissime. 

“Il tubino nero”,
Françoise Sagan

Jean-Loup Sieff photography,
“Derrière Blanc” (Paris, 1985)

16/12/23

Erano al buio, ogni comunicazione col mondo esterno interrotta, ogni considerazione sul mondo esterno sospesa. Qualunque cosa fosse successa era scusabile, anzi necessaria a riaffermare l’umanità. Si preparavano a trascorrere una notte intensamente carnale, ma non avrebbero provato che il simulacro di un’emozione, che soffiò per un istante e subito scomparve. Si ricordarono dell’amore senza provarlo, si ricordarono cosa significava un profondo contatto umano senza stabilirne uno.

“Oggetti di bellezza”,
Steve Martin

(Céline Andrea photography)

14/12/23

Ti cerco nella scucitura del tempo
che mi apre questo libro, tuo,
mio, in questo dialogo di parole
per interposta persona in cui
cerchiamo conferma alle nostre
intuizioni, quel sostare inatteso
dello sguardo che veste un presagio,
sentire di esserci ancora, sentirsi
ancora accolti nell’interezza di ciò
che siamo, anime fragili scivolate
nel burrone della vita e creature
animate da un fremito di luce,
nel tocco di una grazia
che ritorna e ci conduce.

Giovanna Rosadini

(Mikhail Tishkoff photography)

13/12/23

In certe ore, vedi, il mio desiderio si duplica nel desiderio di aver la certezza che tu patisca lo stesso mio spasimo: del desiderio di sapere che ti senti anche tu impazzire e svenire, se pensi a quello che potrà essere il contatto delle nostre due nudità.

Sibilla Aleramo,
“Amo, dunque sono”

(“Some evening” by Ilya Rashap)

12/12/23

Le persone speciali
sono quelle che ti rimettono a posto
senza spostare nulla.

Ima GI

11/12/23

Forse tutti i nostri amori sono soltanto indizi, simboli: linguaggio vagabondo scarabocchiato sui pilastri dei cancelli e sul lastrico, lungo la faticosa via che altri prima di noi hanno intrapreso. Forse io e te siamo prefigurazioni e la tristezza che s'insinua tra di noi alle volte, insorge dalla delusione nella nostra ricerca, ciascuno di noi teso – attraverso, e al di là dell'altro – a cogliere di tanto in tanto un barlume dell'ombra che gira sempre l'angolo un passo o due prima.

“Ritorno a Brideshead”,
Evelyn Waugh

(Jason Ross photography)

09/12/23

Le storie degli altri possono far risuonare emozioni che richiamano le nostre, ma è soltanto nell'autoconsapevolezza che si scovano alcuni indizi di ciò che ci rende le persone che siamo: nella vita capitano cose mentre tu stai ragionando su altre e magicamente a un certo punto tutti i pezzi vanno insieme.

“L'uomo che non c'era”,
Anil Ananthaswamy

08/12/23

Ero felice allo specchio
perché ero in più luoghi allo stesso tempo.

Emine Sevgi Özdamar

07/12/23

L’inverno non pretende di confortare, ma in fin dei conti sento che è consolante, perché una si raggomitola su se stessa e si protegge e osserva e riflette, e credo che soltanto in questa stagione si possa pensare per davvero.

“Dieci donne”,
Marcela Serrano

Jeanloup Sieff photography
(“Avec Tomate” - Normandie 1991)

05/12/23

Lei era mia.
Mia senza saperlo.
Me la sentivo addosso.
A toccare ogni mio tasto
fino a sfiorarmi l’anima.
E prendersi tutto.
Tutto di me.
Ed io tutto di lei.
Mia senza saperci.
Mia per davvero.
Mia in ogni pensiero.
Mia come il mare,
come un’emozione,
come la notte mia,
mia come ogni mio sogno.
Mia dappertutto,
tutta mia,
dalla pelle all’anima.

Angelo De Pascalis

03/12/23

Manchi tu,
e i miei giorni pesano
su questa bilancia di vetro,
anelano la leggerezza del cuore,
musica ardente e soave,
voli di farfalle nell’aria bruna.

Manchi tu,
e non ci sono echi
che risuonino più del silenzio,
note che accordino
la giusta melodia,
ma c’è ancora poesia.

Carmen Roberta Calabrò

(Vítězslav Nezval photography)

01/12/23

Che
meraviglioso delitto
ho commesso?
Ho goduto
di un corpo
che mi ha donato
un fiume inebriante
e una ribellione di vita.
Che dispiacere
per ogni parola d'amore
che voleva dichiararsi
e che fu seppellita viva.
Che dolore
in gola.

Maram al-Masri

30/11/23

Sei stata tu, forse il nostro disordine,
forse le dita libere,
il loro movimento ansioso che interroga,
che chiede alle mani
e percorre le linee
dell’ultimo desiderio quando ti svegli,
o forse sono stato io,
con la lingua sull'orlo della notte.
[…]
Il resto della carne si incatena
alle abili gambe e alle braccia,
per affondare nel mondo e possedere
come un’oscura bocca
che lo ingoia tutto, e ci trascina.
Se qualche volta ti cerco o sei tu
a cercare me, ci incontriamo.
Nessuno domina
da un’elevazione che minaccia le vertigini.

Juan Carlos Abril

(Gabriel Fraser photography)

28/11/23

Mi scaglio contro l'orizzonte
che dilegua
Mi approprio del tempo
che mi sfugge
Ho sposato i miei volti
dell'infanzia
Adotto i miei corpi
d'oggidì
Mi imprimo
nelle mie turbolenze
Entro nelle mie schiarite
Sono multipla
non sono nessuna
Sono altrove
e sono qui
Senza affrettarmi
mi adatto
all'immanenza
della notte.

Andrée Chedid

27/11/23

Sentirai il tuono e mi ricorderai,
pensando: lei voleva la tempesta.
L’orlo del cielo avrà il colore del rosso intenso,
e il tuo cuore, come allora, sarà in fiamme.

Anna Andreevna Achmatova

26/11/23

“Let's play!”

(Peter Marosi photography)

25/11/23

Il fatto è che nessuno può salvare nessuno e non so cos'è che ci salva, cosa ci rende delle brave persone, cosa ci tiene ancorati a quel lato dell’essere umano che dà un senso alle cose piuttosto che al lato irragionevole, malsano, al bufalo impazzito che ognuno si porta dentro. Perché quel bufalo ce l’abbiamo tutti, e nel cervello di ogni essere umano c’è una parte insofferente che non ce la fa ad andare avanti, non riesce a stare seduta composta e a guardare la gente dritto negli occhi e a sopportare il ticchettio del tempo che scorre, non ce la fa a mangiare il panino che ha nel piatto, non ce la fa a leggere il giornale, non ce la fa a vestirsi e uscire, a essere sposata, a vedere lo stesso uomo ogni giorno, e farsi guardare dallo stesso uomo ogni giorno […]. E capita a tutti ogni tanto di volersene andare via come se non fosse mai successo niente.
Non è forse vero che ogni persona su questo pianeta, o perlomeno sul pianeta chiamato me, è intrappolata fra due impulsi contrastanti, quello di andarsene via come se non fosse mai successo niente, e quello di essere una brava persona che è innamorata, ama ed è amata, dà un senso alle cose... insomma, una persona a posto?

“Nessuno scompare davvero”,
Catherine Lacey

(Alexander Platz photography)

24/11/23

È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto – le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli – e ogni cosa ne nasconde un’altra.

Italo Calvino,
“Le città invisibili”

23/11/23

La mente non ha bisogno, come un vaso,
di essere riempita,
ma, come legna da ardere,
ha bisogno solo di una scintilla che la accenda.

Plutarco

(Signe Vilstrup photography)

22/11/23

“Essere testimoni di se stessi”,
da Il cielo (1981)

Essere testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l’espiazione, è questo il male.

Patrizia Cavalli

(Vincent Ferrané photography)

21/11/23

Perché mi lasciasti
Bruciata da carezze
In un letto senza domani
Nuda di emozioni
Vestita della tua assenza
Ti offro il mio silenzio
Pugno di vento
Che sibila il tuo nome.

Lucía Rivadeneyra

(Vincent Ferrané photography)

20/11/23

Sono il tuo testo a fronte –
è stato il sospiro, mentre aprivi gli occhi,
baciandomi la mano,
dopo il mondo salvato
dal frastuono della folle estate. 
Per i tuoi battiti spaiati di strano cavaliere
combaciamo nelle pagine chiuse
– bocca sulla bocca, bocca sulla bocca –
siamo segreti dei lunghi inverni
che svaniscono col fiato,
poco prima della neve.
Resta dietro i vetri delle mie finestre,
nelle mani fredde costrette a sorprendermi.

Sarah Tardino

19/11/23

Esiste per tutti il giorno zero,
è un momento in cui non si vince,
non si perde, ma si riparte.
Ci si allontana dalle persone che diventano ricordi,
da quelle che non restano, da quelle che,
in fondo, non ci sono mai state.
Si chiama giorno zero perché quello che segue
lo zero è sempre un inizio,
e gli inizi non conoscono sconfitte.

Alessandro Di Domizio

(Lauren Semivan photography)

18/11/23

Tu eri oltre i limiti della mia comprensione, sempre chiusa in te stessa, sempre con qualcosa che rendeva il buonumore un evento eccezionale nella tua e nella nostra vita. Ora eri depressa, ora malinconica, ora taciturna: così, senza preavviso, ti inabissavi. Erano i tuoi giorni di ossidiana nera, quando ti nutrivi solo di silenzio e d'aria.

“Il cuore in ombra”,
M.S. Conte

(Nunzia Barbera photography)

17/11/23

La musica era il mio rifugio.
Ho potuto strisciare nello spazio tra le note
e dare la schiena alla solitudine.

Maya Angelou

(David Dubnitskij photography)