31/05/23

Cercarmi.
Ecco a cosa avrei dovuto abituarmi.
Passare dentro al silenzio delle cose
per comprenderne il significato.
Assistere alla mia disfatta
per diventare arbusto isolato
lontano dal frastuono
dell’indifferenza.
Percepirmi fuori dall’ombra
costruirmi grembo nel deserto
e dissetare le mie radici
come fossi io
albero dei miei paesaggi.
Mi consola in tutto questo
la presenza di un sole che muore
solo per rinascere.
È in quel suo esercizio costante ed eterno,
la prova che di vita si può anche vivere
e d’inerzia, come rami nel vento,
danzare.

Beatrice Niccolai

(Jean Claude Sanchez photography)

29/05/23

Con quanta interezza vivo nella mia immaginazione, come dipendo assolutamente da zampilli di pensiero che mi vengono mentre cammino, mentre mi siedo; cose che roteano nella mia mente, componendovi un incessante corteo, che dovrebbe essere la mia felicità.

Virginia Woolf

28/05/23

In seguito, ripensando a quel periodo felice con Valérie, del quale avrei paradossalmente conservato così pochi ricordi, mi sarei detto che l'uomo non è fatto per la felicità. Per accedere davvero alla possibilità pratica della felicità, l'uomo dovrebbe necessariamente trasformarsi, trasformarsi fisicamente […]. Sicuramente a qualcosa in cui lo spirito possa diventare possibile in virtù di un corpo saturo di gioia e piacere, e dell'abrogazione di ogni sorta di inquietudine. Ormai so per certo che lo spirito non è nato, che desidera nascere, che la sua nascita sarà difficile, e che l'idea che ne abbiamo attualmente è lacunosa e deleteria. Quando portavo all'orgasmo Valérie, sentendo il suo corpo vibrare sotto il mio avevo talvolta l'impressione, fugace ma irresistibile, di accedere a un livello di coscienza completamente diverso, e dal quale ogni male fosse abolito. In quegli istanti sospesi, praticamente immobili, durante i quali il suo corpo saliva verso il piacere, mi sentivo simile a un Dio, signore della serenità e delle burrasche. Questa fu la prima gioia –  indiscutibile, perfetta.

“Piattaforma. Nel centro del mondo”,
Michel Houellebecq

(Jean Claude Sanchez photography)

26/05/23

Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla
a quella di chissà chi altro.
I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi...

Francesco De Gregori,
“Rimmel”

(Chris Bos photography)

25/05/23

Ogni mattina
Cancelliamo i sogni
Con cautela costruiamo i discorsi
Le nostre vesti sono un nido di ferro
Ogni mattina
Salutiamo gli amici di ieri
Le notti si dilatano come fisarmoniche

– Suoni, rimpianti, baci perduti.

(Insignificanti
Enumerazioni
– Nulla, solo parole per gli altri

Ma dove finisce la solitudine?)

Manolis Anaghnostakis

(Craig Salmon photography)

23/05/23

Il pudore non è una faccenda di vesti, sottovesti o intimo abbigliamento, ma una sorta di vigilanza dove si decide il grado di apertura e di chiusura verso l'altro. Si può infatti essere nudi senza nulla concedere, senza aprire all'altro neppure una fessura della propria anima.

Umberto Galimberti

(Youichi Shidomoto photography)

21/05/23

I singoli gesti e le consuetudini quotidiane non hanno alcun valore in quanto velocemente scompaiono, o si ripetono con una banalità sconsolante. Quello che resta dei nostri giorni è soltanto ciò che viene desiderato, sognato o rimpianto. Tutto il resto è deprimente routine.

Ima GI

(Jean Claude Sanchez photography)

19/05/23

Non ho un nome per te
non ho un nome per il bene
le parole mi visitano
dicono che il cuore è vivo
la sua pelle morbida
elastica la capienza:
ti ospito in nudità,
sulla sedia la pelle aspetta
il mattino
quando troverò per te
le parole giuste.
Ancora non so
il compito della notte.
Sillabo piano
rifugi e ospitalità
canto i nomi
di chi accoglie
nello sguardo.
Mi fido di te.

Chandra Livia Candiani

(Jean Claude Sanchez photography)

18/05/23

Ti approfitti di me perché sai che non credo nel tempo e lo considero un'invenzione, una menzogna per scandire il transito sulla terra: si sta dove non c’è inizio, dove non c’è fine. In quel mezzo c’è la vita. E tutto gira, gira, gira... Le cose? Le cose tornano. Tornano i visi.

Il catino di zinco”,
Margaret Mazzantini

(Alain Daussin photography)

16/05/23

Chi ha frequentato gli abissi ha in sé un che di folle incomprensibile al “mondo di sopra”.

Carl Gustav Jung

(Adolfo Valente photography)

15/05/23

Mi svelerai gli arcani che ora stai penetrando.
Tornerai con le mani ricolme,
con le risposte più meravigliose
ai perché più audaci.

Sibilla Aleramo,
“Amo, dunque sono”

13/05/23

Prima di partire,
in mezzo c'è stata la notte:
morbida stola di luna ad unire
un punto d'appoggio
e la fame dei baci.
Perché prima che ci si affondi dentro
e ci si morda il collo,
per il sapore e per il segno,
ci si lascia sorprendere
da un diverso parlarsi delle labbra:
l'alfabeto chiuso delle chiostre dei denti,
respiro e saliva.
Prima di unirsi, prima di separarsi,
il desiderio accetta anche il silenzio:
il corpo conserva una memoria che non giace muta.

Pierpaolo Annunziata

(Matthieu Sonnet photography)

11/05/23

Ti lasci guardare, sorpresa, mica hai tanta voglia di stare in posa, e io vorrei stare su di te come il fotografo di Blow up, possederti con lo sguardo, ma ti guardo quel viso da principessa Ming che ha ancora addosso una domanda. Quale mi piace di più... Mi piace quello che c'è dentro, c'è il cielo, blu notte o soltanto stelle, mi piace quello dove sembri una studentessa che crede ancora all'amore, l'amore che non finisce, non finisce mai.

“Amore a ore”,
Giovanni Bogani

(Ruslan Lobanov photography)

09/05/23

Ogni memoria innamorata conserva le sue madeleine e la mia –  sappilo, ovunque tu sia –  è il profumo del tabacco biondo che mi consegna alla tua notte, alla raffica della tua più profonda pelle. Non il tabacco che si aspira, il fumo che fodera la gola, ma quella vaga equivoca fragranza che lascia la pipa sulle dita e che in qualche momento, in qualche gesto inavvertito, si innalza con la sua frusta di delizia a sollevare il tuo ricordo, l’ombra della tua schiena contro il velame latteo del lenzuolo […]. Credo sia stato chiaro da sempre che non ci saremmo dati altro che il piacere e le feste filiformi dell’alcol e le strade vuote della mezzanotte. Di te conservo molto più di questo, ma nel ricordo ritorni nuda e riversa, il nostro pianeta più precipuo è stato quel letto nel quale pigre, imperiose geografie, nascevano dai nostri viaggi, nello sbarco gentile o resistito delle ambasciate coi cesti di frutta e le camuffate frecce, e ogni pozzo, ogni fiume, ogni collina e ogni distesa sono stati trovati lungo notti estenuanti, tra scuri dicerie di alleati o dei nemici. O viaggiante di te stessa, ordigno dell’oblio! E allora mi passo la mano per il viso con un gesto distratto, e il profumo del tabacco tra le mie dita torna a riportarti indietro per strapparmi a questo presente dozzinale, proietta antilopi sullo schermo di quel letto nel quale vivemmo gli infiniti percorsi d’un effimero incontro.

Julio Cortázar,
“La tua più profonda pelle”

(Jonathan Hallam photography)

08/05/23

Potremmo dire goffa,
forse assonnata,
sempre occupata in compiti minori.
La mia sinistra
rivela pensierosa
quello che non ricordo,
quello che si è perduto,
il tratto sempre vago
di sogni discendenti, imprevisti.
[…]
E contro l’arroganza della destra,
di notte ho il desiderio
di coprire gli errori
di questa prigioniera di se stessa.
È lei che mi protegge dall’eccesso,
conosce quell’abisso che mi aspetta
e tesse silenziosa
la trama costante della mia ombra.

Blanca Luz Pulido

(Céline Russo photography)

06/05/23

Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano. Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versarsi e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi, e ci occorra riavere noi dagli altri.

“Il mestiere di vivere”,
Cesare Pavese

05/05/23

Ho imparato a rispettare i miei deserti,
senza voler essere per forza, e sempre,
un giardino fiorito.

Emanuela Pacifici

(Eric Kellerman photography)

03/05/23

Ognuno è posseduto da ciò che gli manca.

Fabio Privitera

(Pierre Dal Corso photography)

01/05/23

Io, riconosciuto nudo, risalito lungo le cicatrici
dalla conoscenza della tua bocca, ti schiudo alla mia
come un’alba, un riparo
nel respiro della forza deposta;
ogni giorno aggiungo una morte alla mia vita
e ogni giorno il tuo nome ha più significato
duttile sulla mia lingua.
L’ombra versata la sera sulla soglia
e il minuto posato nell’attesa
ci libera dalla morte ereditata.
Era aprile e pensavo di essere
più piccolo del firmamento:
che non sei tu, non sono io
lo splendore di un sentiero tracciato
dentro il mio nome e il tuo.

Pierluigi Cappello