30/11/21

“Qui ne connaît pas cette mythique marque de soda et ma passion pour la beauté du corps féminin?
Voici le résultat, en quelques clichés que j’ai voulu assez vintages, de l’association de ces deux plaisirs qui rendent la vie, de temps à autre, plus douce…”

(Mimsy photography)

28/11/21

Quando ogni luce è spenta
E non vedo che i miei pensieri,
Un'Eva mi mette sugli occhi
La tela dei paradisi perduti.

Giuseppe Ungaretti

27/11/21

Ci sono anche momenti in cui lasciamo
le parole d’amore e i silenzi
per parlare di poesia.
Tu riposi la voce nel passato
e ricordi il titolo di un libro,
la storia di qualche verso,
la notte giovanile di qualche cantautore,
l’importanza che hanno
i poeti e le bandiere nella tua vita.
Io ti parlo di virgole e maiuscole,
di immagini che abbondano o che mancano
e del bisogno di trovare un ritmo
che domini la storia,
come con le mani si dominano
l’umidità e le mura di un castello di sabbia.
E ricordo anche alcuni versi
in notti dove virgole e maiuscole,
metafore e ritmi,
scaldarono la mia casa,
mi offrirono compagnia,
seppero convincermi
con il tuo stesso potere seduttivo.
Lo so bene che altri poeti
si vestono da poeta,
vanno negli uffici del silenzio,
gestiscono le banche del fulgore,
calcolano con essenze
i saldi dei loro fondi interni,
sono fiaccola di re e di dèi
o sono lingua d’inferno.
Sarà che hanno l’anima.
Io mi accontento di avere te
e di avere coscienza.

Luis García Montero

(“Poetry of the hands”, Robert Domondon photography)

24/11/21

Tu mia stanza,
paziente angolo di questa casa.
Mia cattiva abitudine, mio vizio capitale.
Tu mia triste passione, mia poesia.
Tu mio orto misericordioso,
mio terreno fertile, mia arsura.
Tu grande orecchio che ascolti
il mio eco mille volte uguale.
Tu mio confessionale, mia direzione.
Tu mio tabernacolo,
custode della mia anima.
Tu mia cappella, che in te conservo
le immagini dei santi e dei miseri dannati.
Tu mio venerdì santo, mia Pasqua.
Tu mio rifugio, mia arca
quando tra le mani diluviano gli inchiostri.
Tu mia stanza, mio spazio fisso,
mio enorme foglio bianco.
Tu mia certezza, mio feretro,
mio funerale.
In te rientra in silenzio
il mio rito quotidiano,
la mia tempesta, il mio silenzio.

Roberta Dapunt

(Paolo Nicolini photography)

23/11/21

Novembre per molti era dunque un mese triste, noioso. Noi non vedevamo l’ora che le nuvole e l’oscurità venissero ad abbracciare la nostra casa e che la pioggia premurosa verso i ruscelli e i boschi si raffreddasse trasformandosi in fiocchi soffici di neve. Così potevamo avere l’alibi per barricarci dentro e dedicarci alle nostre silenziose occupazioni. Al caldo, con la legnaia ricolma e la dispensa ben fornita. In confortante isolamento. Con la possibilità, comunque, di controllare in qualsiasi momento cosa stava succedendo nel mondo attraverso il computer, con gli occhi e i gesti distaccati di due abitanti di un pianeta molto lontano. Come fossimo in orbita a tempo indefinito, a guardare la Terra girare senza sentirne i rumori. Nel chiuso della nostra casa ci sentivamo liberi.
Facevamo entrambi quel che ci piaceva fare, eravamo come ci piaceva essere (...). Consideravamo i tramonti, le luci, i caprioli, l’odore dell’erba, la neve, i fulmini, gli scoiattoli accasati tra la legna da ardere, il volo acrobatico dei corvi, le forme delle rocce e degli alberi e la solitudine, come elementi di un grande spettacolo riservato solo a noi e ogni giorno diverso.

Franco Faggiani,
da “La manutenzione dei sensi”

(Laurent Ringeval photography - “The Old French House”)

22/11/21

Ci sono corse che non hanno bisogno di nessuno spostamento. Si può anche stare immobili e finire lontani. Quella era una corsa così.

Isabella Santacroce,
“Dark Demonia”

(Laurent Ringeval photography)

21/11/21

Imparo a guardare
a imprestare lo sguardo
a chi ha urgenza di tana
imparo a ospitare.
Custodisco con cura le parole
poi le silenzio per il suono
di un’altra lingua
per questo sentire nostro
acuto e pugnalante
che non attenua gli urti
lascia il male così com’è
e accoglie tutte le ferite
come cani randagi
con improvvisate ciotole d’acqua
e parole poche smarrite
maldestre. Mani grandi
sorrisi abitabili.
Vivere è ospitare.

Chandra Livia Candiani

19/11/21

Un amore al di là dell’amore,
al di sopra del rito del vincolo,
al di là del sinistro gioco
della solitudine e della compagnia.

Un amore che non ha bisogno di ritorno,
ma neppure di partenza.

Un amore non esposto
agli sbalzi dell’andare e venire,
dell’essere svegli o addormentati,
del chiamare o tacere.

Un amore per stare insieme
o per non starci
ma anche per tutte le posizioni intermedie.

Un amore come aprire gli occhi.
e forse anche come chiuderli.

Roberto Juarroz

18/11/21

Mi era sembrata una sentenza: - “nessuno ti amerà come me” -
insensata e arrogante
ma forse avevi ragione
non perché non sia stata amata prima o dopo
mi amano
ma ad una certa distanza, comodamente, senza alterare antichi equilibri.

Si tratta per lo più di amori effimeri sterili incompiuti
comunque inutili
ed io
so amare?

Potresti ancora riconoscermi e amarmi?
Forse no
sono cambiata?
Ancora più ordinata e maniacale, più insonne,
più magra, più spirituale
più malinconica
più stanca
più anemica
più fatalista
sarei stata più complice
o definitivamente lontana?

Continuo a frequentare l'Oriente
quasi unica fonte d'ispirazione
L'Occidente è stanco
come noi.

“Finalmente ti scrivo”,
Carmen Llera Moravia

16/11/21

Siamo soli nel mondo: ciascun vive in mezzo a un deserto.
Nulla per noi è certo fuorché questo vuoto profondo.

E i contigui casi degli uomini, e i sogni e le cose
son come ombre fumose vanenti su torbidi occasi.

Talvolta amor mezzano avvicina due solitari,
li illude un’ora e ignari e ignoti li avventa lontano.

Amalia Guglielminetti

(Fabrizio Micheli photography)

15/11/21

È la nostalgia a nutrire la nostra anima, non l'appagamento; e il senso della nostra vita è il cammino, non la meta. Perché ogni risposta è fallace, ogni appagamento ci scivola tra le dita, e la meta non è più tale appena è stata raggiunta.

Arthur Schnitzler,
da “Il libro dei motti e delle riflessioni”

(Andy Katz photography)

14/11/21

Il cuore respira appena davanti all’improvviso miracolo della tua presenza.
Gli occhi vorrebbero conservare per sempre il colore del fuoco dei tuoi occhi, il bagliore del tuo sguardo, il volume esatto del tuo corpo, e divorarti, avvolgerti e tenerti lontano da tutti gli sguardi.

Cesar Moro

(Andy Katz photography)

13/11/21

In questo frammezzo tra il visibile e l’invisibile, il desiderio si scopre nelle peripezie che solo il gioco ambiguo della presenza e dell’assenza inaugura come desiderio dell’oltrepassare… il desiderio infatti non sa cosa vuole, e trova insopportabile ogni gesto della ripetizione con cui la realtà conferma se stessa, e perciò si trova in ogni inciampo, in ogni atto mancato, in ogni fessura della realtà. Irreale è la situazione che, per concessione della trasparenza, scruta e fruga il corpo dell’altro come se volesse scoprire qualcosa che va al di là della sua anatomia, qualcosa che assomiglia al gioco dei bambini che smontano l’orologio per scoprire che cos'è il tempo.

Umberto Galimberti,
“Le cose dell’amore”

(Laurent Ringeval photography)

10/11/21

“Poi piovve dentro a l'alta fantasia.”

Dante Alighieri,
Purgatorio (XVII, 25)

(Mirjana Mitrović photography)

09/11/21

Tu che nell'umida cavità,
tirando quella tenda,
hai messo voce, perché
potesse te chiamare.
Cieco ero, nulla più.
Tu, sorgendo, celandoti,
hai dato a me la facoltà
di vedere. Si lasciano scie
così, e si creano così
mondi. Spesso, creati,
si lasciano ruotare così,
elargendo regali.
E, gettata così,
in caldo, in freddo, in ombra, in luce,
persa nell'universo,
ruota la sfera e va.

Iosif Aleksandrovič Brodskij

(Laurent Ringeval photography)

07/11/21

La vita è vasta
ha bisogno di temperature elevate
e di capacità glaciali
di scompiglio del sangue
e di evaporazione,
di sgombero e sedimento.
La vita è grande
le dottrine avare
le menti mercenarie
non la riguardano,
nemmeno la punteggiatura
se non è musicale
la sfiora
perché ha andature immisurabili
e non consente punti fermi
né enunciazioni.
Ha movenze prodigiose
e tregue vulnerabili
nel fitto dell’inaspettato.
La vita ci sfoglia,
siamo appunti serali.

Chandra Livia Candiani,
da “La domanda della sete”

04/11/21

Splenderebbe evidente - ed estranea
Nei miei occhi nostalgici -
Tranne che Tu di Lui
Brillassi più vicino -
Come - potrebbero giudicarci -
Perché Tu - servisti il Cielo - lo sai,
O cercasti di farlo -
Io non potei -
Poiché Tu saturavi il vedere -
E io non avevo più occhi
Per una sordida perfezione
Come il Paradiso
E fossi Tu perduto, io lo sarei -
Anche se il mio nome
Risuonasse più forte
Nella fama Celeste -
E fossi Tu - salvato -
E io - condannata ad essere
Dove Tu non sei -
Quell'essere - sarebbe l'Inferno per me -
Così Noi dobbiamo incontrarci da lontano -
Tu là - io - qui -
Con appena una Porta socchiusa
Affinché Oceani vi siano - e Preghiera -
E quel Bianco Nutrimento -
Disperazione -

Emily Dickinson

01/11/21

«Ma allora, cos’è che ti conforta?»
«La certezza della mia libertà interiore, questo bene prezioso, inalterabile, e che dipende solo da me perdere o conservare. La convinzione che le passioni spinte al parossismo come capita ora finiscano poi per placarsi. Che tutto ciò che ha un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò prima di tutto vivere: Primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare».

Irène Némirovsky,
“Suite francese”

(Adolfo Valente photography)