30/06/22

Ci sono bocche di donne le quali paiono accendere d'amore il respiro che le apre.

Gabriele D'Annunzio,
“Il Piacere”, Libro I. IV

(Sunny Ringle photography)

28/06/22

Ci hanno tolto l’ebbrezza,
hanno tirato via le piume
dalle nostre ali.
Hanno tagliato i fili che tenevano
attorcigliate le nostre mani,
i nostri pensieri comuni.
Hanno posto lastre
di cemento dinanzi
ai nostri occhi lucidi.
Non resta nulla di te,
se non il profumo,
che ancora pervade
queste stanze cupe,
questi muri gelidi.
Ci hanno rubato
gli accordi dell’anima,
consapevoli che eravamo
assuefatti dai loro sermoni.
In silenzio, lentamente,
ci hanno lasciato nudi,
incapaci di difendere
il sacro groviglio dei nostri cuori,
di rendere grazie all’altro.

Gabriele Pedone,
“ Ti amo a fil di spada”

(Dave McEllistrum photography)
Beato il mio vicino che dalle sue finestre
coglie con gli occhi i fiori che io curo,
i colori che veglio dal buio della casa.
Io penso a togliere le foglie secche
a dare l’acqua ai vasi appena serve,
devo sempre patire quando un giorno
vedo che sono morti eternamente.
Per lui sono soltanto vivi, solo belli,
non ha bisogno di saperne i nomi
per imparare come amarli meglio.
Beato lui, il vicino,
che chiama il mio balcone il suo paesaggio
e che di fronte a sé tra strada e cielo
vede distintamente il mio destino.

Silvia Bre,
da “Marmo”

(Marie Lourier photography)

27/06/22

Se un giorno alla gente venisse voglia di vivere
allora il fato dovrà rispondere,
e la notte dovrà aprirsi
e le catene spezzarsi,
chi vivere desidera il corpo non trattiene
s’evapora e svanisce nel vasto cielo della vita.

Gli esseri, gli esseri tutti così mi hanno detto,
così mi ha parlato il loro spirito celato.
In cima alla montagna, nel più segreto albero,
nel mare scatenato, ascolta il mormorio dei venti:
che io mi volga verso un luogo al mondo,
indossi la speranza, mi spogli di prudenza.

Non temo sentieri rigorosi
né fuochi alteri.
Rifiutare le alte vette,
non è vivere per sempre nel fossato?

Abu’l-Qasim Al-Shabb

(Michal Bubnik photography)

25/06/22

“Plans for the Night”

(Leo Welkenhuysen photography)

24/06/22

Per me amarti è stato addentrarmi ateo in una cattedrale:
e ritrovarmi a credere.

Maurizio Romanelli

(Dmitry Chapala photography)

22/06/22

In certe ore, vedi, il mio desiderio si duplica nel desiderio di aver la certezza che tu patisca lo stesso mio spasimo. Del desiderio di sapere che ti senti anche tu impazzire e svenire, se pensi a quello che potrà essere il contatto delle nostre due nudità. Avverrà, dì? […]. Non esauriremo nell'attesa questa dolce follia? Non giungeremo a prenderci sfiniti? Non corriamo il rischio di convertir in disgusto la pulsazione lunga delle vene?

Sibilla Aleramo,
“Amo, dunque sono”

21/06/22

Poco di me ricordo
io che a me sempre ho pensato.
Mi scompaio come l’oggetto
troppo a lungo guardato.
Ritornerò a dire
la mia luminosa scomparsa.

Patrizia Cavalli
(17 aprile 1947 - 21 giugno 2022)

Per lungo tempo non ti toccherò,
né la mia pelle avrà memoria di te.
Forse dimenticherò la tua voce.
La tua vita mi sarà straniera.
Sei qui ancora un po’.
E non sappiamo dircelo
se questo è un addio.
Quest’attimo cede al futuro.
Non possiamo fermarci qui.
Guardami di più negli occhi.
Siamo qui un poco ancora.

Davide Cortese

(Daniel Ilinca photography)

20/06/22

Capì molto presto che non sarebbe mai stata una principessa.
Niente corone, o boccoli biondi, o principi che vengano a salvarla da draghi e megere.
Capì che se si voleva salvare si doveva salvare da sola. E non è che avvenne subito – perché lei il principe lo aspettava, le avevano detto che così funzionava: quindi si era convinta che più avrebbe sofferto e più alto sarebbe stato il premio; ma più che principi trovò altre ferite, perché in realtà è così che funziona se non ti sai curare.
Quindi decise che sarebbe stato meglio imparare a cavarsela da sè – e il modo migliore per farlo era diventare una strega: studiare le cose e non aver paura di conoscerle.
Questo avrebbe comportato non venir compresa dai più – come sempre accade a coloro che dicono cose scomode che la maggioranza preferisce ignorare; ma significava anche conoscere se stessa, conoscere gli altri, vedere quel che succede e capire perché.
Capire anche che uccidere draghi serve a poco, perché poi ne arrivano altri e forse anziché cercare di distruggerli è meglio cercare di capirli e conviverci.

Catherine Black,
“L'amore è un'altra cosa”

18/06/22

Sei sola, sola, e quando sei ferita è inutile che tu aspetti soccorso poiché non v’è genitore o amante o fratello che possa perdere tempo per te: essi si chinano più o meno a lungo sopra di te, magari ti fasciano e ti danno da bere, ma poi riprendono irrimediabilmente la strada dove saranno a loro volta feriti […]. Tu ritorni, Giò, col cervello ed il cuore sbranati da una ferita gravissima: ma gli altri lo ignorano perché nelle apparenze tu sei come prima. Lasciali in questa illusione. Non raccontare che sei cambiata, non raccontare la guerra che ti ha fatto cambiare. La tribù dove vivi non sa cosa farsene dei martiri e degli eroi.
Essi vanno contro le regole, essi turbano la coscienza dei semplici, essi sono i pazzi in un mondo di savi. Devi mentire o tacere se non vuoi spaventarli. E ricordati che queste parole te le scrisse con rimpianto, con amore, l’unico uomo col quale avresti potuto non tacere e non mentire.

Oriana Fallaci,
“Penelope alla guerra”

17/06/22

È un volersi dimenticare tutto
Buttarsi alle spalle ogni cosa
Cosa siamo, cosa siamo stati, cosa saremo.

È un voler incontrare i propri corpi
Le proprie anime
Creare uno schermo
Che ci possa proteggere dal mondo là fuori.

Purtroppo il tempo è inesorabile
E per noi che bruciamo di passione ogni giorno
Non è mai abbastanza
Anche nell’attimo infinito
quando le nostre labbra si incontrano
e diventiamo un tutt’uno.

Non faremo la storia di questo mondo
Non saremo né i primi né gli ultimi ad amarsi
su questa terra
I nostri occhi non saranno gli unici
ad affondare gli uni negli altri.

Ma il battito lieve che il nostro cuore intona
Esiste solo per noi due
E questo vale più di ogni altra cosa.

Ishak Alioui

16/06/22

Ella appariva, così, la donna di delizia, il forte e delicato strumento di piacere, l'animale voluttuario e magnifico destinato a illustrare una mensa, a rallegrare un letto, a suscitare le fantasie ambigue d'una lussuria estetica. Ella così appariva nello splendore massimo della sua animalità: lieta, irrequieta, pieghevole, morbida, crudele.
Giorgio pensava, guardandola con una curiosità intenta: “Di quante diverse apparenze ella si veste agli occhi miei! La sua forma è disegnata dal mio desiderio; le sue ombre sono prodotte dal mio pensiero.”

Gabriele D'Annunzio,
“Trionfo della morte”
(Libro V, Tempus Destruendi)

(Philip Turner photography)

15/06/22

Strano come, dopo aver vissuto tanta passione, tanti colpi e pianti, tanta intensa gioia, io sia potuta diventare così distaccata, disgustata da tutte quelle inutili finzioni con gli altri, quelle attrazioni improvvise che sono la mia condanna.

Sylvia Plath

(Carpe Lucem photography)

13/06/22

L’essenza dell’immagine è di essere tutta esteriore, senza intimità, e ciononostante più inaccessibile e misteriosa dell’idea dell’interiorità; di essere senza significato, pur evocando la profondità di ogni possibile senso: non rivelata e tuttavia manifesta, possedendo quella presenza-assenza che costituisce la seduzione e il fascino delle Sirene.

Roland Barthes,
“La camera chiara”

(Cameron Nunez photography)

11/06/22

Ti dirò un gran segreto,
tu sei il tempo, il tempo è donna
ha bisogno d’esser corteggiato
ha bisogno che ci si segga ai suoi piedi.
Il tempo come una veste da sciogliere
il tempo come una chioma senza fine pettinata
uno specchio che il respiro appanna e spanna.
Il tempo sei tu che dormi nell’alba in cui mi sveglio
sei tu come un coltello che trafigga la mia gola.
Oh, non posso dire questo tormento del tempo che non passa
questo tormento del tempo imprigionato
come il sangue nelle vene azzurre
ben peggiore del desiderio interminabilmente insoddisfatto
di questa sete dell’occhio quando cammini nella stanza
e io capisco che non si deve rompere l’ incantesimo.
Ben peggiore del sentirti
estranea
sfuggente
la testa altrove
e il cuore già in un altro secolo.

Louis Aragon,
da “Poesie d’amore”

09/06/22

Nelle lunghe ore di silenzio mi si affollano i ricordi, tutto mi è accaduto nello stesso istante, come se la mia vita intera fosse una sola immagine inintelligibile. La bambina e la giovane che fui, la donna che sono, la vecchia che sarò, tutte le tappe sono acqua della medesima impetuosa corrente. La mia memoria è come un mural messicano in cui tutto accade simultaneamente: le navi dei conquistatori in un angolo mentre l’Inquisizione tortura gli indio in un altro, i liberatori che galoppano con le bandiere insanguinate e il Serpente Piumato di fronte a un Cristo sofferente fra le ciminiere fumiganti dell’era industriale. Così è la mia vita, un affresco molteplice e variabile che solo io posso decifrare e che mi appartiene come un segreto.

Isabel Allende,
“Paula”

Bene, vediamo un po’ come fiorisci, come ti apri, di che colore hai i petali, quanti pistilli hai, che trucchi usi per spargere il tuo polline e ripeterti, se hai fioritura languida o violenta, che portamento prendi, dove inclini, se nel morire infradici o insecchisci, avanti su, io guardo, tu fiorisci.

Patrizia Cavalli

07/06/22

Vedo la calotta d'aria che ti circonda, lo spazio
che separa i nostri tempi.
La tua forma è un'altra: troppo bella, forse,
per poter essere totalmente mia.
Il tuo respiro ubbidisce a un ritmo diverso.
Tu sei donna.
Tu hai seni, lacrime e petali.
Intorno a te l'aria diventa profumo.
Fuori di me sei pura immagine,
in me sei come un uccello che io soggiogo,
come il pane che mastico,
come una segreta fontana socchiusa
in cui bevo, come un residuo di nuvola
su cui riposo.
Ma nulla riesce a strapparti alla tua ostinazione
di essere, fuori di me - e io soffro, amata
che tu non mi sia di più.
Ma tutto è nulla.
Guardo all'improvviso il tuo volto, dov'è incisa
tutta la storia della vita, il tuo corpo
che dirompe in fiori, il tuo ventre fertile.
Ti muove un'infinita pazienza.
Nella nicchia del tuo sesso
ci sono io, le mie poesie, i miei dolori
le mie resurrezioni.

Vinícius de Moraes

(Alexey Trifonov photography)
Lasciami entrare nel tuo intimo alfabeto
per conoscerlo con il proprio nome
e attraverso le tue lettere
parlare di quello che rimane
e anche di aurore e di nebbie.

Lasciami entrare per impararti
e girare nell’orbita delle tue voci
parlandoti di quello che mi accade
mentre ti descrivo.

Voglio dare testimonianza agli uomini
delle tue enne e delle tue zeta
svestirti davanti a loro come una bambina
perché tutti s’esprimano con un accento puro.

Homero Aridjis

(Nazar Elcansky photography)

02/06/22

Dicono che fuggire non sia un gesto molto nobile. Peccato... è così piacevole. La fuga dà la più grande sensazione di libertà che si possa sperimentare. Ci si sente più liberi a fuggire, che a non avere niente da cui fuggire.
Bisognerebbe sempre avere qualcosa da cui fuggire per coltivare in sé quella possibilità meravigliosa. D'altronde, c’è sempre qualcosa da cui fuggire. Non fosse altro che da se stessi.

“Né di Eva né di Adamo”,
Amélie Nothomb

(Radoslaw Pujan photography)

01/06/22

Nessuno di noi è preparato.
Né lo saremo mai.
Ma questo è ugualmente
il nostro destino: cambiare.
Si cambia con lentezza,
la stessa lentezza che muta
la primavera in estate,
l’estate in autunno, l’autunno in inverno.
Non ci si accorge mai in quale momento
la primavera diventa estate:
una mattina ci alziamo e fa caldo;
l’estate è giunta mentre dormivamo.

Oriana Fallaci

(Radoslaw Pujan photography)