Lui sussurrava, con una cicca spenta tra le labbra:
- Ascolta anche questo. Al chiar di luna
le statue a volte si piegano come canne
tra frutti vivi
e la fiamma diventa un oleandro fresco,
la fiamma che brucia l’uomo, voglio dire.
- È la luce... ombre della notte...
- Forse la notte che si è aperta, melagrana azzurra,
grembo oscuro, riempiendoti di stelle,
spezzando il tempo.
Tuttavia le statue
si piegano a volte dividendo in due
il desiderio, come una pèsca; e la fiamma
diventa bacio sulle membra e singulto,
poi foglia fresca in balìa del vento;
si piegano, diventano leggere con un peso umano.
Non te lo scordi.
- Le statue stanno nel museo.
- No, ti dànno la caccia, non lo vedi proprio?
Con le membra spezzate, intendo,
con il loro aspetto d'altri tempi, che non hai conosciuto
e tuttavia conosci.
Come quando,
al declino della giovinezza, ami
una donna rimasta bella, e temi,
mentre la tieni nuda nel meriggio,
temi il ricordo destato nel tuo amplesso;
temi che il bacio ti tradisca
su altri letti del passato
che potrebbero facilmente riempirsi di fantasmi,
così facilmente, e riportare in vita
simulacri nello specchio, corpi che un tempo furono;
la loro voluttà.
Giòrgos Sefèris
(Frédéric Fontenoy photography)