31/12/22

È consuetudine in queste ore fare gli auguri per l'anno che verrà e così faccio io, augurandoVi “tutto e niente”: tutto ciò che Vi possa rendere appagati e felici, e niente che Vi possa rattristare o far soffrire.
Se l’epoca in cui viviamo è dura e buia, abbiamo tanto più il dovere di amarla, di viverla e di penetrarla con il nostro spirito coraggioso, fino a quando non avremo spostato le pesanti masse di materia che nascondono la Luce che risplende dall’altra parte, poco più in là.
Passioni, aspirazioni e l’immaginazione possano sempre vagare nella Vostra aria e abitare il Vostro tempo, inondandoVi di Desiderio; cieli immensi ci congiungano ora in questa vigilia, unendoci da qui a lí e da lì a qui...

❤ Buon 2023 ❤
Ima GI

30/12/22

Ti offro la mia anima spoglia
come una statua non ricoperta da alcun guscio.
Nuda come la pura impudicizia
di un frutto, di un astro o di un fiore:
di tutte queste cose che hanno l'infinita
serenità di Eva prima di essere maledetta.
Di tutte queste cose,
frutti, astri e rose,
che non provano la vergogna del sesso senza velamenti,
alle quali nessuno oserebbe fornire drappeggi.
Senza veli, come il corpo di una divinità serena
dall'intenso candore di un giglio.
Nuda, e completamente aperta,
per l'ansia di amare.

Juana de Ibarbourou

(Adolfo Valente photography)

28/12/22

Confondimi con qualcosa che hai in casa:
una tazza, un mestolo forato, o con l'incarto del pane;
che io possa avere una grazia comune,
essere presa in mano o piegata e riposta,
esser gesto quotidiano, ricordo di giochi,
di prove di fuochi, di crosta nel latte,
un odore di soglia che avverti già sulle scale
o la presa alla cieca, la sicurezza persino banale
di trovarmi nello stesso posto, in uno stipetto;
esserti persino cara
in qualche momento, quando tutto ti è estraneo
e persino l'albero cambia forma:
la chioma notturna diventa cava, grotta,
e di fosforo diventano gli occhi,
in fretta, in fretta;
fammi sillaba piena, sensata,
trattami col senso che dà
una riposante maneggevole realtà.
Son fatta di un solo mistero,
le spalle controvento,
le impronte cardiache,
segnaletiche, in fila indiana,
là dove smarrisci la tua parola
meridiana.

Daniela Andreis,
“La casa orfana”

25/12/22

Nonostante la tua assenza
 
Mi rotolo in tutte le ceneri
cercando di trovare l’unico fuoco.
Mi siedo a conversare con l’ombra
che un giorno d’estate dimenticasti sul divano.
Sono il sogno delle orme di alcuni passi
che una notte persero la memoria.
Nessuno mai è passato di qui.
S’affitta la camera vuota
di una casa che ormai più non esiste.

Alejandro Jodorowsky

24/12/22

Io non so che cosa sia l’amore. So cosa sono le intimità provvisorie. Non pensate a godimenti fuggitivi, a divagazioni non matrimoniali. Solo una visione vecchia di noi stessi e degli altri ci può far pensare all’amore come a una cosa che prima non c’è, e poi compare, e poi finisce. A me sembra che ci siano parti di noi che sono sempre in amore e altre che sono in fuga, sepolte e irraggiungibili. Ogni incontro bello, ogni intimità attinge a un giacimento mitico e poetico del quale dobbiamo smettere di aver paura. L’amore è una dimensione intimamente locale, si svolge sempre in un luogo ed è inedito ogni suo gesto. Il luogo dell’amore è il corpo. Corpo che diventa foglia, albero, paesaggio. Corpo che fa ombra e fa luce, corpo assoluto e cordiale, per un’ora o per mezzo secolo.

L'infinito senza farci caso”,
Franco Arminio

22/12/22

Mettimi un tuo sospiro nei pensieri
avvolto da raso rosso d'uno scrigno
e parlami di te, di noi.
Resta con me stanotte
ché il tuo profumo
mi faccia addormentare.
Vedrai,
all'alba non dirò preghiere.

Guardami negli occhi adesso
rimani così, senza tremare.
Lasciamo agli altri le paure.
Da oggi
avremo mille momenti come questo.
Sarai la zolla
d'una terra ricca rivoltata.
La gemma
d'una pianta antica, rafforzata.

Ed io,
annaffierò queste tue crepe secche
approfittando della rugiada del mattino.

“Frammenti d'oziosi pensieri”,
Paolo Fileni

(Beemjessie photography)

20/12/22

Hai un solo modo per giustificare ciò che sei.
Compierti.

Joë Bousquet

18/12/22

Sono stata attraversata dal tempo e dallo spazio, e da tutto quello che essi portano dentro. Alla fine ero stravolta, in un’ora io sono stata musicalmente grandine, musicalmente afa, musicalmente gelo, musicalmente tepore, musicalmente piedi intirizziti, musicalmente pioggia leggera, musicalmente suolo ghiacciato che fa male cadendoci sopra, musicalmente prato tenero […]. Il nervo del cielo smania, è posseduto da un’idea. Impazzire, vibrare, essere il tremito, nel cuore del segreto, c’è una crepa nel mondo, la sorgente della creazione si squarcia e fiotta luce.

“Stabat Mater”,
Tiziano Scarpa

(Rainer Benz photography)

17/12/22

Sei musica.
Firmamenti, palazzi, fiumi, angeli.
Rosa profonda, illimitata, intima.

“The unending rose”,
Jorge Luis Borges

15/12/22

Diversi anni dopo
per caso, un incontro.
Le nostre anime
fremevano come una poesia
davanti a noi c’era una notte intera:
mezza poesia
era ammucchiata in un angolo,
l’altra
sedeva in un altro angolo.
All’alba
ci incontrammo, come pezzi
di pagine strappate.

Amrita Pritam

14/12/22

Sei stata antica
in quel tuo mistero d'amore,
dicendo coi gesti
 mute parole di assenso.
Ti sentii così mia che temetti
di smarrirmi nella tua femminilità.
Non c'è traccia di ricordo, ma vita
nei passi con cui osasti sfidare i miei sensi
salendo da me
come fossi attesa da sempre.

Costantino Marco,
“Quaderno bizantino”

12/12/22

Vedo la calotta d'aria che ti circonda, lo spazio
che separa i nostri tempi.
La tua forma è un'altra: troppo bella, forse,
per poter essere totalmente mia.
Il tuo respiro ubbidisce a un ritmo diverso.
Tu sei donna.
Tu hai seni, lacrime e petali.
Intorno a te l'aria diventa profumo.
Fuori di me sei pura immagine,
in me sei come un uccello che io soggiogo,
come il pane che mastico,
come una segreta fontana socchiusa
in cui bevo, come un residuo di nuvola
su cui riposo.
Ma nulla riesce a strapparti alla tua ostinazione
di essere, fuori di me - e io soffro, amata
che tu non mi sia di più.
Ma tutto è nulla.
Guardo all'improvviso il tuo volto, dov'è incisa
tutta la storia della vita, il tuo corpo
che dirompe in fiori, il tuo ventre fertile.
Ti muove un'infinita pazienza.
Nella nicchia del tuo sesso
ci sono io, le mie poesie, i miei dolori
le mie resurrezioni.

Vinícius de Moraes

11/12/22

Ti ho amata sempre nel silenzio
contando sull’ingombro
di quell’amore
e di quel silenzio
ed anche quando poi ci siamo scritti
la profilassi guidava la mia mano
perché ogni senso
fosse soltanto negli spazi bianchi
e nondimeno mi sentivo osceno
come se la più ermetica allusione
grondasse la bava del questuante.

“Cento poesie d’amore a Ladyhawke”,
Michele Mari

09/12/22

Non c'è niente di male a vivere una vita
che gli altri non capiscono.

Jenna Woginrich

07/12/22

Voce di donna io vorrei avere
per raccontare più completamente
i giochi della voglia e del piacere,
il mio canto maschile è insufficiente.
Non voglio solo il tuo corpo gioioso,
il grido che tu nutri nella gola,
lo sguardo che arde muto nel riposo,
ma la tua voce e la tua parola.
Non per me: per il canto, per narrare
quello che conta in tono femminile,
parole misteriosamente chiare,
il sesso detto in amoroso stile.
Da solo canto questa dolce lena
a mezza voce non a voce piena.

Roberto Piumini

06/12/22

Ho sempre pensato che la fotografia con lo scopo – all’inizio – di strappare al flusso della vita l’attimo e fissarlo per sempre, abbia acquisito via via, la funzione di cercare e mostrare in ciò che ha visto, nell’attimo irripetibile della contemporaneità, un frammento di senso al grande enigma della vita, del mondo. Come se tra le pieghe del reale, ci fosse un’intercapedine, un lampo di tempo che sfugge allo sguardo e alla comprensione umana, uno spazio dove abita il segreto dell’esistenza che la fotografia cerca di catturare […]. A volte una fotografia è quella che Mallarmé chiamò “poésie sans les mots”, una poesia senza parole, un ritorno alla primordiale potenza dell’immagine, prerogativa della narrazione poetica.

Annamaria Sessa

05/12/22

Era l’istante in cui la notte si separa dal giorno, e il mondo di sotto da quello di sopra. E forse ci sono altre cose che si separano. L’istante in cui la profondità e l’altezza, la luce e l’oscurità si toccano ancora nel mondo e nell’animo umano, e in cui i dormienti si svegliano di soprassalto dai loro sogni pesanti e tormentosi […].
Il giorno, con la sua luce e le sue regole, districa e ricompone tutto ciò che nell’oscuro caos della notte era apparso come desiderio convulso, assillo segreto, passione delirante. I cacciatori e la selvaggina amano quell'istante. Non è più notte e non è ancora giorno.

Sándor Márai,
“Le braci”

(Dmitry Chapala photography)

03/12/22

Dimmi donna dove nascondi il tuo mistero,
donna acqua pesante
volume trasparente
più segreta quanto più ti spogli
quale è la forza del tuo splendore inerme
la tua abbagliante armatura di bellezza,
insegnami il riposo il sonno e l'oblio
insegnami la lentezza del tempo
voglio la tua larga fragrante robusta sapienza,
voglio tornare alla terra e ai suoi succhi nutritivi
che corrono sul tuo ventre
e i tuoi seni e irrigano la tua carne
voglio recuperare il peso e la completezza
voglio che tu m'inumidisca,
m'ammolli, m'effemini
per capire la femminilità,
la morbidezza umida del mondo.

Tomás Segovia

01/12/22

Tra me e il mio amore si alzeranno
trecento notti come trecento muri
e una magia sarà fra noi il mare.

Non resteranno che ricordi.
O sere che il dolore ha meritato,
notti nella speranza di guardarti,
campi del mio vagare, firmamento
che mentre ammiro perdo.

Definitiva come un marmo
rattristerà altre sere la tua assenza.

Jorge Luis Borges,
“Commiato”

(Maria Palmieri photography)