18/05/24

Quando mi chiese cosa mi colpisse di una donna, la guardai e dal mio vocabolario tirai fuori la “bellezza intelligente”. Per dipingere il suo sguardo attonito le spiegai che essa potrebbe essere intesa come una “password immaginaria” che apre le porte delle stanze dormienti del cuore. Intendo le mie. È qualcosa che influenza fortemente il mio mondo, i miei venti, i miei passi, la densità delle note sui miei pentagrammi: la mia musica. La bellezza intelligente non è un luogo prettamente estetico, è uno stato empatico al di là di due occhi, in un’anima; la sensazione di sentirsi appagati anche solo quando una donna muove le mani, sfiora i suoi capelli o quando, assopita, i suoi capelli sono mossi proprio come i suoi pensieri, dal vento.

Green Eyed Vincent,
“Nell'universo di un numero primo”

(Maria Petrova photography)