20/09/24

Noi non cresciamo, in assoluto, in sintonia
con lo scorrere del tempo.
Cresciamo a volte in una dimensione e
non in un’altra, in modo discontinuo.
Cresciamo in modo parziale.
Siamo relativi.
Siamo maturi in un ambito,
infantili in un altro.
Il passato, il presente e il futuro
possono mescolarsi e trascinarci indietro,
avanti o bloccarci nel presente.
Noi siamo composti di strati, di cellule,
di costellazioni.

Anaïs Nin

(Guenther Koci photography)

19/09/24

Non ti vedo. So bene
che sei qui,
dietro una parete fragile
di calce e di mattoni, alla portata
della mia voce, se chiamassi.
Ma io non chiamerò.

Ti chiamerò domani,
quando ormai non vedendoti,
immagini che ancora
tu sia qui, accanto a me,
e che basti oggi la voce
che ieri ho trattenuto.

Domani… quando tu sarai
al di là di una
fragile parete di venti,
di cieli e di anni.

Pedro Salinas

(Adolfo Valente photography)

17/09/24

Solo dicendo quelle parole, “Noi non abbiamo una storia”, ne avevi creata subito una; avevi appena gioiosamente istituito lo stato delle cose.
(A dire il vero, niente nella loro relazione suggeriva che avessero una relazione. Il che era una cazzata colossale a pensarci. In che altro modo si poteva definire una situazione in cui due persone avevano sintonia? Sono in sintonia con te, e tu sei in sintonia con me, ma non siamo in sintonia? Frasi fatte.
Ma non è questo l'obiettivo di una relazione clandestina? Illuderti che andrebbe diversamente con qualcun altro?).

“La coppia felice”,
Naoise Dolan

(Gosha Gudvin photography)

16/09/24

Nessuno conosceva un’altra persona, non pienamente. La sua solitudine non era speciale. Prendete un essere umano – qualsiasi essere umano – chiunque conoscete: tutti abbiamo sentito di avere qualcosa di incontenibile e impossibile da capire per gli altri. Ecco perché servono le persone, al plurale: in modo che, messe insieme, capiscano tutto di te.
Da adesso in poi, avrebbe smesso di chiedere a un partner di darle tutto.

“La coppia felice”,
Naoise Dolan

14/09/24

Ma quello che mi chiedo, quello che veramente mi tormenta, è una cosa in particolare: il sesso.
Quella voglia, quel bisogno primario, il solo atto che ci ricongiunge con noi stessi, la consapevolezza di appartenere al mondo animale, quella forma suprema di egoismo che contiene contemporaneamente anche l'altro, l'urgenza di darsi per tenersi e non andare alla deriva. La geometria dei corpi che si «accoppiano», perché da due si fanno uno: questo è il solo grande mistero della carne che conosco. L'intelligenza dei sensi, l'impermanenza del piacere che va ogni volta ricercato dal principio, il miraggio del possesso che si realizza solo per i pochi attimi in cui si corre insieme verso una meta che non è mai raggiunta una volta e per sempre.
Ecco, se potessi riavere indietro una sola cosa tra quelle che ho perso per la strada verso la vecchiaia, sai quale sarebbe? Vorrei riavere indietro il desiderio!
Non il sesso, vedi bene, di quello ormai non saprei che farmene, e poi per il sesso ci sono le pilloline che puoi comprare in farmacia. No, no: io parlo proprio di quella voglia che ti strappa a te stesso per riconsegnarti cambiato: ho perso la grammatica del desiderio, come se con avessi piú il bottone rosso nella testa, non so se riesco a spiegarmi.

“Grande meraviglia”,
Viola Ardone

(Emmanuel Grignon photography)

13/09/24

Come ti dirò quanto sia sublime
Quello che io sento e che ho per te
E dentro me si imprime
Come ti dirò
Di strapiombi e cime
Di chi esprime a stento ciò che ha in sé
Le prime parole o i versi a rime

Cosa ti dirò che non sia un pattume
Mille e mille volte detto già nel mio romanticume
Cosa ti dirò letto sotto un lume
Nel volume di banalità un solo barlume di verità
La sorte di un fiume che nel suo mare va

Come ti dirò? Non lo so come
Se mi sbaglierò dopo il tuo nome
Che ti metterò di soprannome
Come? Come?
Come ti dirò quanto mi preme
Se rifuggirò da frasi sceme
Che mi inventerò per stare insieme
Insieme come?

“Come ti dirò”,
Claudio Baglioni

12/09/24

Piano piano si andava riempiendo il vuoto di tutti gli anni in cui non s'erano visti. La crepa si richiudeva sbiadendo le memorie di ognuno, come fossero divagazioni inessenziali al loro racconto. Claudio scoprì con lei la sacralità dell'arte di amare, che può esercitarsi appieno solo nell'assenza di sé, lontano da quello spirito di risarcimento con cui i deboli, amando, si consolano.

“Fantasmi”,
Vincenzo Cerami

10/09/24

Non c'è più nessun nome.
Dopo di te mi destinarono solo nomi che non amai,
volti sui quali non volli posare gli occhi per paura
di fissarli, mani che erano sempre l'ombra
delle tue mani sotto le lenzuola.

Maria do Rosário Pedreira

(Alexander Prischepov photography)

09/09/24

“Ti amo” ha preso d’assalto
tutti i miei diari.
Ci vediamo dove e come capita.
Voglio che le tue mani
scrivano nelle pieghe
delle mie pagine
tutte le loro avventure,
e che ogni tratto di penna
serva a rendere
meno vergine il mio quaderno.

Carlota Caulfield

(Alexander Prischepov photography)

08/09/24

“Dammi una mano
Non mi riconosco più
L'avrai capito anche tu
Certe volte ho paura, sai
Di non cambiare
Di non cambiare più...

Te lo giuro
Non l'avrei detto mai
Mai con nessuno
Mi vergogno
Di parlarne anche con te...
Te che non so chi sei.”

Luca Carboni,
“Persone silenziose”

07/09/24

C'è un'ora del mattino in cui le luci della città si spengono tutte insieme, in un unico momento. Come fosse un'unica stanza, come se ci fosse qualcuno che si alza, raggiunge l'interruttore, si spegne e torna a sedersi. Non si sa di preciso quando succede, dicevi. Bisogna restare fermi davanti alla finestra a guardare, non distrarsi, non fare pensieri, che i pensieri sono come le mani di qualcuno che ti arriva da dietro e ti copre gli occhi, non ti fa vedere più. Ma tu eri un pensiero che ormai non facevo più, mi venivi in mente ogni tanto, come una cosa che fa parte della vita di un altro.

“Se consideri le colpe”,
Andrea Bajani

(Céline Andréa photography)

05/09/24

Così fa il destino: potrebbe filar via invisibile e invece brucia dietro di sé, qua e là, alcuni istanti, fra i mille di una vita. Nella notte del ricordo, ardono quelli, disegnando la via di fuga della sorte. Fuochi solitari, buoni per darsi una ragione, una qualsiasi.

“Castelli di rabbia”,
Alessandro Baricco

(Nicolas Larriere photography)

04/09/24

Desideravo vederti:
desidero la fantasia dei tuoi capelli
a inaugurare grida
di libertà in ore troppo lente;
la rivolta dei tuoi polsi terrestri
che muovono inizi di bandiere,
e accusano l'indugio, la disperazione
cauta, il tempo.
Mi occorre l'urlo d'uno sguardo,
ed oltre la violenza del tuo esistere
io esigo il gesto d'un tuo riso.

Giorgio Manganelli

(Emmanuel Grignon photography)

02/09/24

Ci sarà un viaggio, una guerra, una vittoria
e un ritorno,
devi credermi...
ma sento che dubiti di me.
Non sai che anche l'anima più selvaggia
ha bisogno di asilo?

Aurélia Lassaque,
En quête d'un visage

(Emmanuel Grignon photography - “Terre sauvage”)