07/08/24

Ho capito di essere una persona abbandonabile: non nel senso che non posso evitare l’abbandono – che mi è ovvio fin da bambina – ma che lo considero una possibilità imminente e talvolta auspicabile. Un tempo pensavo di essere una che abbandona facilmente; ora so che, anche se con dolore, sono abbandonabile.
Voglio dire che quando sento che non ci sono le condizioni per incontrarsi davvero, per intendersi senza troppa fatica, “abbandonami” è un invito liberante.
Non è obbligatorio tenermi, frequentarmi è facoltativo. E questo dà molta leggerezza e grazia all’incontro.
Come fanno le libellule e forse i volatili in genere. Può far molto male all’inizio, può atterrare, ma poi piano piano si sente che sopra la testa e tutt’intorno si allarga un grande spazio libero. C’è più sfondo e un sentore appena accennato di nuove possibilità. L’odore è l’esatto opposto dell’odore di bruciato. Un profumo fresco di bucato appena steso, di pavimento appena spazzato e poi lavato. Con cura. Con le finestre aperte.

“Questo immenso non sapere”,
Chandra Livia Candiani