31/08/24

Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal fiume la portò sopra una stella.

Sola senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno d'un amore
Ma un re senza corona e senza scorta
Bussò tre volte un giorno alla tua porta.

Bianco come la luna il suo cappello
Come l'amore rosso il suo mantello
Tu lo seguisti senza una ragione
Come un ragazzo segue l'aquilone.

E c'era il sole e avevi gli occhi belli
Lui ti baciò le labbra ed i capelli
C'era la luna e avevi gli occhi stanchi
Lui pose le sue mani sui tuoi fianchi.

Furono baci e furono sorrisi
Poi furono soltanto i fiordalisi
Che videro con gli occhi delle stelle
Fremere al vento e ai baci la tua pelle.

“La canzone di Marinella”,
Fabrizio De André e Mina

(Emmanuel Grignon photography)

29/08/24

Il nome rimosso

Ho volutamente confuso le tue iniziali
nell’impasto di molti nomi
ma il lievito della memoria
le evidenzia in una sigla
che ancora mi abbaglia.

Dell’infanzia sopravvive uno scenario di guerra,
in un suo rifugio ho sotterrato
il mio amore per te
temendo che venisse distrutto
ma stento a riconoscerne il mascheramento.

Quando altri ti nominano in mia presenza
mostro un’indifferenza minerale
e mi fingo altrove
simile a un vaso dalla crepa girata
verso il vuoto oltre la finestra.

Al poligono d’addestramento
non miro più alla sagoma romantica
che di spalle mi ti ricorda.
Non mi è concesso di rivelare a chi appartengo
pur avendo sempre il tuo nome
sulla punta della lingua
come un colpo in canna
puntato all’altezza del cuore e
non comprendo perché mi manchi sempre
nonostante il ripetuto segnale di: “fuoco!”

Valentino Zeichen

(Svetlana Efimova photography)

27/08/24

Il passato non è passato perché il passato non passa affatto e allora perché usiamo questa parola imprecisa per dare un nome alla memoria incancellabile? Memoria e passato sono due cose diverse? Sogno e memoria e passato sono tre cose diverse? Chi può dire di mordere il presente senza portarsi via anche consistenti brandelli di passato? Chi può dire del proprio passato che è davvero passato?
Ora che ho l’età che ho, quell’Amore e quel Tempo non esistono più, quell’idea di amore, così come quell’esperienza del tempo hanno subito la più radicale delle metamorfosi, tanto che devo compiere una professione di fede per convincermi che siano davvero esistiti e che non siano, invece, frutto della mia immaginazione. D’altra parte, che differenze sostanziali ci sono tra il ricordo e il sogno, tra il sogno e la fantasia, tra il ricordo e la fantasia? Nessuna. Per come ragiona adesso la mia mente, con gli anni che filano via in accelerazione come granelli di sabbia colorata in una clessidra prossima alla fine, ritornare al me stesso di allora è esattamente come inventare un personaggio tra l’eroico e il patetico, con i tratti tipici dell’eroismo e del patetismo giovanile […]. Quando non vedi e non senti una persona per mesi e poi anni e anni, quella persona è morta anche se è viva, o meglio vive nei ricordi e basta, esattamente come quelli che sono morti per davvero.

“Innamorato”,
Marco Drago

(Aleksandr Prishchepov photography)

25/08/24

La nudità è una sera d'estate.
Una fiamma custodita tra le nostre mani.
Un fiume solitario di cui siamo origine e sorgente.

Tahar Ben Jelloun

24/08/24

La vita mi ha regalato la mia buona dose di magia, e il più delle volte è successo nell'incontro con gli altri. Lì c'è qualcosa. Lì, soltanto lì. Meglio di così non riesco a dirlo: se vogliamo cercare, dobbiamo cercare l'uno nell'altro, perché sono i nostri occhi a indicarci la strada per arrivare a qualcosa, o per uscirne, come i due punti su una pagina: solo con il senno di poi cuciamo il calcolo sopra i nostri impulsi, quei cavalli selvaggi che in realtà tengono le redini della nostra vita.
Poi però ho capito di avere già tutto a portata di mano, nei dettagli che ci circondano; mi basta guardarli bene, e allora riesco a staccarmi da me stessa e dirigere il mio sguardo altrove, e con “altrove” intendo proprio fuori di me. È là che si trova quello stato vitale più elevato, nel mio sguardo vigile su qualcun altro.

“I dettagli”,
Ia Genberg

23/08/24

Solitaria

Il mio cuore s'è arricchito con il passare degli anni,
ho meno bisogno ora che quando ero giovane
di aprirmi a ogni nuovo venuto,
o di mettere i miei pensieri in parole con la mia lingua.

È tutt'uno per me ch'essi vengano o vadano
se ho me stessa e il governo della mia volontà,
e forza d'inerpicarmi una notte d'estate
per vedere le stelle sciamare sopra il colle.

Pensino pure ch'io li amo più ch'io non faccia,
pensino pure che mi stanno a cuore, seppure vago sola,
se ciò nutre il loro orgoglio, che importa,
poi ch'io sono completa in me stessa
come un fiore o una pietra?

Sara Teasdale

(Fede Abait photography)

21/08/24

“Amarsi un po'
È un po' fiorire
Aiuta sai
A non morire
Senza nascondersi
Manifestandosi
Si può eludere
La solitudine...

Amarsi un po',
Lucio Battisti

20/08/24

E quando tutti se ne andavano
e restavamo in due
tra bicchieri vuoti e portacenere sporchi,
com’era bello sapere che eri lì
come una corrente che ristagna,
sola con me sull’orlo della notte,
e che duravi, eri più che il tempo,
eri quella che non se ne andava
perché uno stesso cuscino
e uno stesso tepore
ci avrebbero chiamati di nuovo
a svegliare il nuovo giorno,
insieme, ridendo, spettinati.

Julio Cortázar

19/08/24

Vieni amore,
c’è un lago di sale senza fine
per le nostre ferite aperte e tufo
per ingessare i nostri baci e vento
per spaccarci le labbra e sgretolare
tanta bellezza che frana sul cuore.
Vedrai come tutto qui è bruciato
e crederai a un’estate perenne.

Imparerai allora a riconoscere la mia pelle
riarsa tra tutte le altre
e finalmente leggerai le macchie sparse,
banchi d’alghe scure alla deriva,
come la mappa dei miei luoghi,
cronistoria colorata
dei miei naufragi più riusciti.

Annarita Rendina

17/08/24

Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.

Ti ho visto, mi hai visto,
ed ora,
nuda ormai dell'equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei così anticamente mia.

Pedro Salinas

16/08/24

Hai bisogno di te
hai bisogno di questo tempo 
in cui non si cucina
e non si prega
si sta. 

Soli e improvvisati
abbandonati e senza senso
si sta, frastornati
e vuoti. Si sta.

E l’indomabile fiducia
accucciata fuori dalla porta
come un cane folle
di devozione
dorme sonni
che contengono alba.

Chandra Livia Candiani

13/08/24

Deve essere così ogni nido:
un gomitolo soffice
che non rivela la carne!
E poi oltre,
oltre ogni steccato,
un domani
per fermarsi al sospiro del vento.

Giancarlo Serafino

12/08/24

“La notte nell’isola”

Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell’isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l’acqua.

Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell’alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.

Pablo Neruda

11/08/24

Vieni e cadi
nei fondi colorati del mio sonno,
che ha paura del ripido
abisso del nostro mondo.
Vieni e vola
nella lontana curva della mia nostalgia,
che l’incendio divampi
all'altezza di una fiamma.
Stai e resta.
Aspetta che l'arrivo giunga
inesorabile dal lancio
di un istante.

Hannah Arendt

(Jen Senn photography)

09/08/24

Tu chiedesti in un sussurro:
“E dopo? Che sarà dopo?”

Il letto ci attendeva
e tu eri smarrita,
mia irripetibile,
mia, soltanto mia...

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko

(Stefan Grosjean photography)

07/08/24

Ho capito di essere una persona abbandonabile: non nel senso che non posso evitare l’abbandono – che mi è ovvio fin da bambina – ma che lo considero una possibilità imminente e talvolta auspicabile. Un tempo pensavo di essere una che abbandona facilmente; ora so che, anche se con dolore, sono abbandonabile.
Voglio dire che quando sento che non ci sono le condizioni per incontrarsi davvero, per intendersi senza troppa fatica, “abbandonami” è un invito liberante.
Non è obbligatorio tenermi, frequentarmi è facoltativo. E questo dà molta leggerezza e grazia all’incontro.
Come fanno le libellule e forse i volatili in genere. Può far molto male all’inizio, può atterrare, ma poi piano piano si sente che sopra la testa e tutt’intorno si allarga un grande spazio libero. C’è più sfondo e un sentore appena accennato di nuove possibilità. L’odore è l’esatto opposto dell’odore di bruciato. Un profumo fresco di bucato appena steso, di pavimento appena spazzato e poi lavato. Con cura. Con le finestre aperte.

“Questo immenso non sapere”,
Chandra Livia Candiani

05/08/24

Siamo viandanti del sogno
schizzo a mano libera e briglia sciolta
sangue caldo e anima pellegrina,
e quando la notte
stenderà la buia pennellata
sosteremo al bivacco
e guarderemo il fiorir delle stelle.

Nicoletta Spina,
“Sogno di amazzone”

04/08/24

Come sarà un giorno prendere
La strada e andare via, incontro alla realtà
Farsi travolgere da un vento di follia
Come sarà le mani stringere
Con tutta l'energia che l'aria ci darà
Le onde a fendere sassi schizzati via
Avremo ancora braccia come ali libere
Di bere giorni e sere e un sole di isole
Su questa nostra faccia parole e musica
Ad asciugarci gole per una verità.

“Noi no”,
Claudio Baglioni

02/08/24

Una lingua non può dire tutto:
esistono tra le sue parole
spazi bianchi e vuoti, scavati
come feritoie e silenziosi,
ma che il vento attraversa.
È di là che bisogna spiare
l’arrivo dell’ospite,
osservarne il passo e il vestito.
In questa catena di sguardi si compie
la metamorfosi del segno
verso l’estremo cerchio della vista.

Così il corpo non si perde puramente
in una variazione infinita,
ma conserva la sua forma segreta
che non muta e attraversa
identica a se stessa, tutte le proprie età.
E nel confuso accavallarsi del pensiero,
nel doloroso disordine del tempo,
attorno al suo asse si compiono
le stagioni della nostra carne.
Perciò lungo la dolce orbita del giorno
ogni gesto trascorre immemore, lentamente
maturato nel centro scuro dello spirito:
né c’è luce alcuna,
ma buio e silenzioso fermento.

“Hylas e Philonous”,
Valerio Magrelli

(Bogdan Grigore photography)